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Champions League, Shakhtar-Roma 2-1: Under illude poi la rimonta

ROMA –  Uno scricciolo turco di 20 anni e 222 giorni, accarezzato dal demone del talento quando esplode, un gigante brasiliano di un metro e novantatré, il gelo nelle ossa, la Champions che quando è vera brucia la pelle e spaventa, infine salvarsi, dopo tutto, nonostante tutto. Per fortuna della Roma in questo inverno difficile è sbocciato Cengiz Ünder, e magari anche il mercato estivo assume altro aspetto; per fortuna il dopo-Szczesny è stato questo Alisson, ancora una volta decisivo, altrimenti l’ottavo contro lo Shakhtar chissà come sarebbe finito, chissà quali proporzioni nella sconfitta, che invece è solo per 2-1, tutto sommato recuperabile all’Olimpico, ma ci vorrà altra intensità, altro coraggio, insomma un’altra Roma: lo Shakhtar è squadra come minimo all’altezza dei giallorossi, lo ha dimostrato ancora, il 13 marzo in alto i cuori.
 
repRoma come la Juve in Champions: secondo tempo da buttareFa il freddo che si temeva e si sapeva, del resto giocando alle 21.45 in Ucraina a febbraio non poteva che essere così: la temperatura ufficiale sul campo di Kharkiv è -7 con l’80% di umidità, ma il prato è riscaldato e ottimale, tra l’altro ci sono temerari in maniche corte, Kolarov e Perotti nella Roma, Kryvtsov nello Shakhtar. Moduli speculari nel 4-2-3-1 e le cose che colpiscono nella Roma sono due. Cengiz Ünder titolare e all’esordio in Champions, El Shaarawy in tribuna forse punitiva. Gli ucraini guidati in panchina dal portoghese Paulo Fonseca (quello che si travestì da Zorro per festeggiare la qualificazione agli ottavi eliminando il Napoli) procedono secondo caratteristiche, cioè a strappi, in ripartenze veloci proposte dagli attaccanti brasiliani Marlos (ma naturalizzato ucraino), Taison e Bernard, il centravanti argentino Ferreyra acquattato per l’ultimo tocco, ma la difesa di squadra della Roma lavora sodo, concede solo un paio di guizzi a Marlos che in avvio ha il ballo di San Vito addosso, dall’area piccola impone ad Alisson una parata bassa (13′). Ma sono la tecnica e la pazienza romaniste a prevalere lentamente, col piano che sembra quello di muovere i colossali centrali nemici con gli scambi rapidi del tridente, poi a destra c’è quel leprotto turco che conferma di essere il più caldo di tutti, scatta e sterza e pallone incollato alle cuciture, così al 21′ inventa per Perotti al limite dell’area, assist per Dzeko, solito scialacquatore, che appoggia un destro banale addosso al portiere Pyatov. Il bosniaco aveva già cincischiato in mischia al 7′, ma si sa che spesso dà il meglio in rifinitura. Così è lui, ricevendo da Perotti, a servire a Ünder l’assist per l’1-0 al 41′, quando lo Shakhtar non preoccupa da un pezzo: il sinistro sull’uscita di Pyatov che tocca ma non trattiene è l’1-0, quinto gol del ventenne nelle ultime quattro, e all’esordio in Champions, solo Cassano aveva segnato più giovane con la Roma nella coppa più preziosa.
 
Il problema è che poi i prodi di Di Francesco rimangono negli spogliatoi, anche se più che altro, e visibilmente, nella ripresa si nota un cambio di ritmo degli ucraini assieme a una chiara flessione atletica giallorossa, come se di colpo tutto diventasse più confuso, più annebbiato, mentre si avverte ancora lancinante l’assenza-presenza di Nainggolan, e pure di un campionato che alleni le squadre a intensità diverse. Per giunta entra in campo, davvero, Ferreyra, e si fa notte. Prima l’argentino cerca la porta e trova Alisson (3′), poi vola su un lancio dalle retrovie di Rakitskiy bucato da Florenzi, evita Manolas in dribbling interno, scarica in rete senza pietà l’1-1 (7′), è il suo gol numero 12 nelle ultime 13. Ora la Roma frigge di brutto, è la Champions bellezza, i suoi ritmi ubriacanti, pure il povero Cergiz, piccino, annega. Ci vuole un enorme Alisson per arginare la piena: tentacolare su un sinistro di Marlos da 8 metri al 10′, persino mostruoso su un volo sotto l’incrocio sinistro al 18′ su meraviglia tecnica da fuori di Taison. Finché è l’altro brasiliano Fred, tra l’altro ex compagno di squadra di Alisson, a punire la Roma al 26′ con una punizione mancina, traversa interna e gol, il portiere giallorosso stavolta appare in infinitesimale ritardo d’intenzione, ma per i miracoli si attrezzerà. Solo sul 2-1 lo Shakhtar alza il piede, acquietato da sforzi e risultati ottenuti, perché in queste condizioni il viaggio di ritorno a Roma del 13 marzo sarà più agevole. Né la Roma dimostra di avere mezzi e forze per riequilibrare le sorti, anzi si acquatta in attesa del 90′, affacciandosi di là senza convinzione. Al punto da subire gli ultimi strappi sudamerican-ucraini, sbandate finali, fino al quasi 3-1 del 93′: ma la stoccata da pochi passi di Ferreyra trova sulla linea un piede provvido di Bruno Peres, salvataggio miracoloso a due centimetri da Alisson, la palla fugge via, l’onore è salvo,  ma a Roma ci vorrà una mezza impresa.  

SHAKHTAR DONETSK -ROMA 2-1
SHAKHTAR DONETSK (4-2-3-1): Pyatov ; Butko , Kryvstov  (48’pt Ordets ), Rakitsky , Ismaily ; Fred , Stepanenko ; Marlos, Taison, Bernard (46’st Kovalenko); Ferreyra
In panchina: Shevchenko, Petriak, Dentinho, Patrick, Zubkov. Allenatore: Fonseca
ROMA (4-2-3-1): Alisson; Florenzi  (27’st Peres ), Manolas, Fazio, Kolarov; De Rossi, Strootman; Under, (27’st Gerson), Nainggolan (38’st Defrel), Perotti ;Dzeko. In panchina: Skorupski, Juan Jesus, Schick, Pellegrini.Allenatore: Di Francesco.
ARBITRO: Collum (Sco) .
RETI: 41’pt Under; 7’st Ferreyra, 26’st Fred.
NOTE: serata rigida, terreno in discrete condizioni, spettatori 35.000. Ammoniti: Ferreyra, Perotti, Taison. Angoli: 9-8 per la Roma. Recupero: 4′; 3′.

Fonte: Repubblica.it

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