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Rino e i suoi Bronzi: pensare calabrese è veloce

Io penso in Calabrese, è più veloce.
Ecco, adesso è tutto chiaro. Mentre gli altri parlavano la lingua comune del campionato, Mister Gattuso parlava una lingua tutta sua. La sua lingua. E più veloce ha recuperato posti in classifica.
Gennaro detto Rino soprannominato Ringhio, la sua terra ce l’aveva negli scarpini quando giocava, ce l’ha nelle tasche della divisa adesso che allena. Ci ha coltivato i pregiudizi, per sradicarli. Che poi alla terra ha sempre preferito l’acqua, ai frutti, i frutti di mare. E far abboccare i pesci.
Ha aperto la sua attività in Calabria, per dare occupazione.
Ha dato occupazione a Calabria, per dare attività al Milan.
Crea più posti di lavoro lui del suo ex presidente che si sente ancora presidente e regala consigli. Non ascoltati. Berlusconi potrà anche essere il leader di chi scende in campo, ma come, e con chi, scendere sul campo lo decide Gattuso. Stima e riconoscenza tanta, ma basta cosi.

L’ultima volta che si è fatto consigliare da qualcuno andava in giro vestito come Paul Gascoigne perché i vestiti glieli comprava Paul Gascoigne. Sono episodi che ti segnano.
Come le stigmate del calciatore tutto quantità, grinta, carattere, in antitesi alla qualità . Come se lavorare tanto, avere un carattere forte e tanta passione non lo fossero, qualità. In un mondo di numeri dieci, veri o presunti, lui ha deciso di essere un numero otto. I suoi limiti li hanno visti sempre e solo gli altri, lui non aveva tempo di soffermarsi: doveva vincere. Tutto quello che poteva vincere. E lo ha fatto.
Nell’immaginario pallonaro collettivo, Ringhio è sempre stato l’uomo vero, quello che se gioca lui in serie a posso giocare anche io.. I suoi limiti li hanno visti sempre e solo gli altri, lui non aveva tempo di star li a soffermarsi. Doveva vincere tutto quello che c’era da vincere. Gattuso è l’allenatore che se allena lui posso allenare anche io. Sbagliato.
Perché Gennaro Rino Ringhio Gattuso avrà anche avuto i piedi di un Salvatore Bagni, ma la testa è sempre stata quella di un Rivera. E quando la quantità incontra la qualità e si siede in panchina, ragazzi, il gioco si fa divertente.
Dai tu, Crotone… Cutrone… Patrick: vai e segna che noi calabresi non abbiamo tempo da perdere.
E non importa se sei di Como o Bergamo, se sei argentino, spagnolo o turco.
Perché per andare veloci, più veloci, bisogna pensare in Calabrese.
 

Fonte: SkySport

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