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OBIETTIVO NAPOLI – Sfida al Genoa più ostica del previsto

Più che il Napoli poté la Spal. Dopo i deludenti risultati degli azzurri contro Roma ed Inter, il pareggio della compagine ferrarese contro la Juventus ha consentito agli uomini di Sarri di rimettersi in scia a due punti dai bianconeri e con uno scontro diretto a questo punto potenzialmente decisivo per le sorti del campionato.
La vittoria contro il Genoa, che ha consentito il riavvicinamento al primo posto, ha però visto il Napoli più in difficoltà del previsto contro la ben organizzata formazione di Ballardini. Come già accaduto in passato, la squadra di Sarri ha dimostrato di non riuscire a sviluppare una manovra offensiva brillante quando si trova ad affrontare avversari schierati con il 3-5-2. Questo sistema di gioco crea problemi agli azzurri sia perché ostruisce gli spazi centrali in difesa, grazie ai tre centrali più la copertura dei centrocampisti, sia perché non lascia spazi in profondità per i movimenti degli esterni, dato che difficilmente, una retroguardia che in fase di non possesso difende a cinque, si fa sorprendere da tagli alle spalle, come ad esempio quelli di Callejòn, preziosi per le sorti offensive napoletane. Nella gara del San Paolo il Genoa è stato abile, soprattutto nei primi 45 minuti, a tenere un pressing costante sulle fonti di gioco in mezzo al campo. Su Jorginho, ad esempio, andava in pressing il mediano opposto, Bertolacci, mentre sui terzini si alzavano a turno gli interni di centrocampo, in un sistema difensivo molto fluido e dinamico che il Napoli è riuscito ad evadere solo quando è stato in grado di dare velocità e qualità al dialogo sulla trequarti, per trovare l’imbucata ai fianchi della difesa, dove sgusciava Mertens, che invece centralmente aveva poche possibilità di farsi valere in mezzo ai poderosi difensori genoani.
Dopo un primo tempo equilibrato, il Napoli ha alzato il ritmo, costringendo il Genoa ad un atteggiamento più passivo. In questo modo gli azzurri hanno innalzato la qualità del loro possesso palla, ma anche così le soluzioni per impensierire Perin non sono state molto frequenti, anche se quelle che ci sono state sono risultate abbastanza clamorose.
Decisivo per trovare i tre punti è stato, alla fine, un gol da calcio d’angolo, senza il quale gli azzurri avrebbero rischiato di perdere un treno importante nella corsa scudetto. Questo, tuttavia, non deve essere un demerito per la squadra di Sarri. La Juventus lo insegna: i campionati si vincono anche così. Dall’inizio della stagione i bianconeri hanno abituato a vittorie brutte, con 1-0 acciuffati magari negli ultimi minuti. La differenza tra Napoli e Juventus, però, è che la squadra di Allegri è costruita per vincere in questo modo. Solidità, prima di tutto, poi una vasta rosa di giocatori che sanno essere decisivi al momento opportuno. Al Napoli manca questo. Manca la possibilità di usare un asso nascosto nella manica. Di tirar fuori un giocatore dalla panchina che sappia dare una scossa a gare bloccate. Gli azzurri le partite le possono vincere solo col gioco, con giocate di Mertens (o Insigne) o, come nell’ultima occasione, sfruttando calci da fermo. Non è poco, certo, e non a caso il Napoli si aggira con merito nei vertici della classifica. In una lunga sfida come quella tra azzurri e bianconeri, dove i dettagli saranno alla fine decisivi per la conquista del titolo, il non poter attingere a risorse diverse dagli undici titolari è, d’altra parte, un malus pesante. In tal senso, poteva essere determinante il recupero di Milik. L’attitudine mostrata in campo nei pochi minuti a lui concessi dal suo ritorno in campo fa però pensare che, anche quest’anno, si sia stati troppo ottimisti in merito al recupero del polacco. Per tornare in forma, l’ex Ajax avrebbe bisogno di minuti, tempo e fiducia: tutte cose che il Napoli non ha. Girarlo in prestito a gennaio per farlo recuperare con minori pressioni, magari portando almeno alla base un utile Inglese (ci accontentiamo visto che sappiamo che Giuntoli e De Laurentiis non hanno un buon rapporto con gli acquisti), sarebbe stato forse opportuno. Come al solito, ci troviamo a dover sperare che le scelte sbagliate operate a gennaio (e prima ancora in estare) alla fine non vanifichino il lavoro di squadra e allenatore. Chi vivrà vedrà…

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