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Accadde oggi: il tacco di Redondo all’Old Trafford

Una decisione che sorprese molti ma non tutti. Chi conosceva bene Redondo, infatti, sapeva che il Principe non era una persona comune in campo e non lo era neppure fuori. A differenza di molti connazionali, Redondo non aveva un passato fatto di povertà, difficoltà o disagi sociali: era un benestante, nato e cresciuto nella parte ricca di Buenos Aires, lontano dai barrios più pericolosi. Fu definito un “bambino viziato” da Diego Armando Maradona ma se c’erano due caratteristiche che non mancavano a Fernando erano la personalità e l’intelligenza: Redondo era colto, studiava e con ottimo profitto tant’è che a 21 anni rinunciò al Mondiale italiano per non interrompere i suoi corsi universitari in Economia e Commercio. Proprio con la Selección ebbe un rapporto molto travagliato. Dopo aver saltato Italia ’90, fu convocato per Usa ’94 ma come tutta la squadra venne travolto dal caso Maradona, positivo all’antidoping al termine della partita contro la Grecia. Nel 1998, invece, non partecipò e questa volta la decisione non fu sua. O almeno non del tutto. L’allora Ct Passarella impose a tutti i suoi giocatori di tagliare i capelli e togliere gli orecchini. Batistuta, Ortega e tanti altri si adeguarono, Caniggia e Redondo no. In tanti provarono a fargli cambiare idea ma lui fu irremovibile: “Non capisco cosa c’entrino i capelli con il calcio. Io non li taglio, mi dispiace per la mia nazionale”, disse rinunciando definitivamente alla possibilità di giocare in Francia con l’albiceleste. Li taglierà sì, ma qualche tempo dopo e senza nessuna imposizione.

Fonte: SkySport

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