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Inter-Lazio 98-2018: dalla Finale al super finale

La Lazio che verrà

Anche la Lazio (per un po’) credette di poter competere per lo scudetto: ma la solita Juve spense sul nascere le ambizioni del neo tecnico Sven-Göran Eriksson, che in estate aveva preso il posto di Zeman. C’erano Marchegiani, Nesta, Negro, Favalli, Fuser, Nedved, Casiraghi e i nuovi Almeyda, Jugovic e Roberto Mancini (capite ora perché vinsero la Coppa Italia?), in pratica l’ossatura della squadra che di lì a poco – con gli “innesti” di Conceição, Mihajlovic, Stankovic, Veron, e lo stesso Simeone, Salas e Simone Inzaghi, per spezzare una lancia a favore di Zeman – avrebbero dominato in Italia e in Europa. Ebbero, forse, un cammino più agevole rispetto all’Inter (o furono i nerazzurri a complicarsi la vita?) se è vero che eliminarono, nell’ordine (dai 32esimi): Vitoria Guimaraes, Rotor Volgograd, Rapid Vienna e Auxerre segnando 15 reti e subendone soltanto 3. No, bravi loro: soprattutto nella semifinale d’andata, vinta in casa dell’Atletico Madrid (1-0, Jugovic).

Reduci, i laziali, da 24 risultati utili consecutivi in 4 mesi, 18 vittorie e 6 pareggi. “La Lazio oggi è una squadra molto matura – disse Eriksson al termine del match al Vicente Calderon – che commette pochissimi errori, consapevole del proprio valore. Anche contro l’Atletico abbiamo controllato la situazione grazie a una prestazione difensiva eccellente. E poi nel finale potevamo anche raddoppiare. Tra le due squadre, senza dubbio la mia ha creato le occasioni più limpide. Il risultato, comunque, va benissimo. E adesso prepariamoci ad affrontare la Juventus. Un impegno, va da sé, atteso da una vita”. La sconfitta con i bianconeri (1-0) pregiudicherà la corsa per il titolo dei romani che da lì precipiteranno in campionato, chiudendo al settimo posto. Ma al ritorno riusciranno comunque a resistere ai Colchoneros, conquistando la finale della Uefa.  E vincendo, appunto la Coppa Italia tanto cara al Mancio. 

Fonte: SkySport

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