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Bojan: “Al Barça soffrivo di attacchi d’ansia”

“Mi volevano convocare all’Europeo, ma dissi no alla Federazione”

Lo spagnolo ripercorre le sensazioni vissute in quei minuti: “Contro i transalpini sono entrato nello spogliatoio tranquillo, ma poi ho iniziato a sentire dei capogiri, mi sono fatto prendere dal panico e mi hanno fatto sedere sulla panchina – afferma -. È la prima volta che ho avvertito una sensazione del genere, ma poi è capitato altre volte. Ho iniziato una cura psicologica per superare queste paure, sono stato sotto trattamento da febbraio fino all’estate. L’ansia colpisce tutti in modo diverso, c’era qualcuno che sentiva come se il cuore facesse 1000 battiti al minuto. Il mio stato era diverso, avvertivo capogiri continui, 24 ore al giorno. Tutti alla federazione lo sapevano, dal Ct Aragonés al direttore sportivo Hierro. Quest’ultimo mi manda messaggi ogni settimana per chiedere come sto e il giorno prima che vengano ufficializzate le convocazioni mi dice che sarei stato chiamato. Sono in macchina per dirigermi agli allenamenti e lo avviso: «Mi fa male dirlo, ma non posso andare all’Europeo». Quando sono arrivato al Camp Nou poi, Carles Puyol era lì e mi dice: «Bojan, sarò al tuo fianco fino in fondo, sarò lì per te». Gli rispondo: «Puyi, non posso. Sono in terapia, sono al limite».

Il giorno dopo ho visto un titolo sui giornali: «La Spagna chiama Bojan e Bojan dice di no». Quel titolo mi ha ucciso, è come se non mi importasse nulla della Nazionale. Ricordo di essere stato a Murcia e le persone mi insultavano, pensando che io non volessi giocare. È stato difficile, anche se a quel punto non mi importava molto di quello che la gente diceva. Ciò che faceva male era che il titolo provenisse presumibilmente dalla Federazione. Mi sentivo molto solo. Ci sono ancora persone che ancora oggi mi chiedono: «Perché non sei andato?». Non l’ho mai detto perché ero spaventato, ero malato. Non sapevo cosa stavo facendo. Ricordo che feci un’intervista a Barça TV in cui dichiarai che avevo bisogno di una vacanza. Sapevo che non era la cosa giusta, ma era solo un tentativo di spegnere il fuoco. Le persone fanno fatica ad ammettere che le cose non stanno andando bene, tutto si sorvola perché ciò che conta per il calcio è che tutto vada bene. Ho ancora la cicatrice di quella ferita”.

Fonte: Sky

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