Mondiali 2018, guida al Girone A

La spedizione in terra iberica è stata però un disastro. Questi nove tutti insieme hanno accumulato solo 3 presenze in totale, sparendo totalmente dai radar per la maggior parte. Una catastrofe che è finita per pesare anche nelle scelte di Pizzi, costretto ad orientarsi verso giocatori con minuti nelle gambe. Solo 3 di questi sono infatti riusciti a farsi convocare: Al-Shehri, che al Leganés non ha giocato mai; Al-Dawsari, teoricamente il talento più luminoso dell’Arabia Saudita, ha solamente esordito con il Villarreal; mentre Al-Muwallad ha giocato appena due partite con il Levante. Tre dei migliori giocatori della squadra che arriveranno all’appuntamento in Russia in condizioni quanto meno precarie, avendo giocato quasi nulla da gennaio ad oggi.

Pizzi sembra orientato a schierare la squadra con un 4-2-3-1 molto difensivo, con l’idea che se fare gol è difficile, in mancanza di talento, la solidità è la cosa più importante. I due centrali difensivi dovrebbero essere Osama Hawsawi e Omar Hawsawi, ma i due non hanno nessun tipo di parentela. Il peso offensivo della squadra passa dai tre dietro la punta – Al-Shehri, Al-Dawsari e Al-Muwallad – che hanno il compito di gestire le transizioni offensive da cui Pizzi spera di ricavare il massimo possibile.

Il passaggio del turno è un’utopia, la speranza per l’Arabia Saudita è che questa esperienza in Russia serva per gettare le basi per un futuro calcistico più luminoso e meno confusionario.

 

Oltre all’Uruguay, chi vedete favorito per il passaggio del turno?

Federico Aquè: I rapporti di forza del girone sono piuttosto definiti. L’Uruguay è di un altro livello e l’Arabia Saudita sembra troppo debole per poter ambire alla qualificazione agli ottavi. Restano Russia ed Egitto, e non è facile stabilire una squadra favorita. I padroni di casa sono pieni di incognite, non hanno molto talento, né un gruppo affiatato e chiare idee di gioco; l’Egitto ha uno stile più definito, ma non si sa in che condizioni arrivi la sua stella, Salah.

Il recupero di Salah può davvero spostare gli equilibri del girone: dovesse arrivare alla partita contro la Russia a un livello di forma accettabile, l’Egitto potrebbe contare sul giocatore ideale per far ammattire la lenta e insicura linea difensiva dei padroni di casa; diversamente la sfida sarebbe più equilibrata e, in assenza di una chiara favorita, il vantaggio di giocare in casa potrebbe avere un peso specifico maggiore per la Russia.

Marco D’Ottavi: Affidandomi al pensiero magico vedo l’Egitto favorito rispetto alla Russia. Troppo forte l’impatto emotivo della loro qualificazione, troppo succosa la storia di Salah che torna dall’infortunio e porta l’Egitto agli ottavi. La Russia – poi – è più forte dell’Egitto solo se crediamo alla storia per cui le squadre di casa vengono favorite dagli arbitri. Ma avranno messo la VAR per un motivo, no?

Quale sarà la partita decisiva per la qualificazione?

Federico Aquè: La prima, Russia-Arabia Saudita. Perché è la partita inaugurale e la Russia non ha alternative alla vittoria per sostenere le sue ambizioni di qualificarsi agli ottavi. Perdere punti contro l’Arabia Saudita metterebbe i russi in una brutta situazione in vista delle sfide più difficili, contro Egitto e Uruguay.

Marco D’Ottavi: Penso che la partita decisiva possa essere quella tra Russia e Egitto alla seconda giornata, uno scontro diretto tra le due seconde forze nel girone. L’Egitto potrebbe arrivarci dopo aver perso punti alla prima giornata contro l’Uruguay, mentre la Russia potrebbe cercare di conquistare il passaggio del turno qui, senza dover poi arrivare con l’assillo della vittoria all’ultima partita del girone contro Suarez e Cavani. 

Quali sono i giocatori con cui farci belli al bar?

Marco d’Ottavi: Aleksandr Golovin ad appena 22 anni sarà il giocatore più interessante tra le file dei padroni di casa della Russia, una responsabilità non da poco. Nato a Kaltan, Siberia occidentale, Golovin è cresciuto giocando principalmente a futsal nei tanti palazzetti che sorgono in quella zona della Russia per ovviare al clima particolarmente rigido (ancora a metà maggio la minima a Kaltan scende sotto lo 0). Come tutti i giocatori con un passato nel futsal, Golovin ha un ottimo controllo di palla e una capacità speciale nel muoversi negli spazi stretti.

Dopo un inizio promettente come esterno offensivo, Goncharenko – il suo allenatore al CKSA Mosca – lo ha trasformato in una mezz’ala per sfruttare il suo grande dinamismo e l’ottima visione di gioco. Una scelta coraggiosa che ha pagato: oggi Golovin è tra i centrocampisti under 23 più interessanti d’Europa.

Negli ultimi anni Golovin ha costruito e arricchito il suo gioco, inserendo nel proprio bagaglio tecnico una maggiore sensibilità nei passaggi e una fase difensiva notevole, soprattutto quando si trova a difendere in avanti, mostrando una forza fisica notevole nell’affrontare avversari anche più grandi di lui (Golovin è alto 180 centimetri e pesa solo 69 chili). Non per questo ha però perso le sue qualità offensive: Golovin brilla negli inserimenti senza palla e soprattutto nel tiro da fuori, forse la sua miglior qualità.

Per fare un ulteriore salto di qualità, Golovin ha bisogno di lasciare la comfort zone del campionato russo per affinare il suo gioco in un campionato più impegnativo. E quale vetrina migliore del mondiale per attirare l’interesse delle grandi squadre?

Federico Aqué: Il ritiro dei gemelli Berezutsky non ha esaurito le saghe familiari all’interno della Nazionale russa. Nella rosa dei 23 convocati dal CT Cherchesov ci sono infatti i gemelli Miranchuk, Aleksey e Anton, protagonisti nel campionato vinto dal Lokomotiv Mosca. Aleksey ha contribuito con 7 gol e 3 assist, Anton con 4 gol e 5 assist. Entrambi in grado di giocare in ogni ruolo sulla trequarti, si riconoscono perché Aleksey è mancino, mentre Anton è destro.

Le loro carriere hanno avuto sviluppi molto diversi. Aleksey era considerato un predestinato, ha esordito prima sia con il Lokomotiv che in Nazionale, e nel club è titolare da ormai un paio di stagioni. Anton è invece dovuto andare in Estonia, in prestito nel 2016 al Levadia Tallinn, per dimostrare il suo valore e convincere il Lokomotiv a dargli un’occasione. Ad aprile di un anno fa ha esordito nel campionato russo con il club moscovita, nella stagione appena conclusa è diventato titolare e ha trovato spazio pure in Nazionale, guadagnandosi la prima presenza a ottobre in un’amichevole contro la Corea del Sud.

Entrambi sono stati tra i migliori giocatori dell’ultimo campionato russo per dribbling e occasioni create e, anche se sarà difficile vederli in campo insieme, con i loro spunti potrebbero dare alla Russia l’imprevedibilità di cui ha un disperato bisogno negli ultimi 20 metri.

Marco d’Ottavi: Fahad al-Muwallad è un’ala elettrica e dribblomane, il tipo di giocatore che può brillare in questo tipo di competizioni sempre molto chiuse. Alto 166 centimetri per 59 chili, Muwallad ha un baricentro basso e una grande forza nelle gambe, che gli permette di resistere nei contrasti con difensori più grossi e lo rende molto abile nel dribbling; ma dovrà ricevere il pallone nella giusta porzione di campo per risultare incisivo. Il rischio è che il lavoro di raccordo che gli chiederà Pizzi finirà per renderlo meno lucido negli ultimi venti metri di campo. Se invece l’allenatore dei Figli del deserto dovesse concedergli la giusta libertà, magari ci farà divertire.

Federico Aqué: Non possiamo non menzionare forse uno dei giovani talenti più affascinanti di questo Mondiale, Giorgian De Arrascaeta è un trequartista piccolo con un gran controllo di palla e una spiccata predisposizione al passaggio filtrante. Ha 24 anni, gioca nel Cruzeiro e garantisce a Tabárez un’opzione più creativa e abile nell’uno contro uno a sinistra, la fascia in cui viene schierato abitualmente dal CT uruguaiano, ma anche la possibilità di passare a un centrocampo a rombo, di cui De Arrascaeta sarebbe il vertice alto.

Ha preso parte al Mondiale Under-20 del 2013, in cui l’Uruguay è arrivato in finale, perdendo ai rigori contro la Francia di Pogba, Thauvin, Kondogbia e Umtiti. In quell’occasione commise uno dei due errori dal dischetto che consegnarono il titolo ai francesi. Dopo gli esordi col Defensor, con cui è arrivato in semifinale di Copa Libertadores nel 2014, da tre anni gioca in Brasile, al Cruzeiro. Anche se Tabárez non ha rinunciato all’esperienza e all’equilibrio che garantisce “Cebolla” Rodríguez, De Arrascaeta potrebbe avere un ruolo importante per aggiungere imprevedibilità e creare connessioni più creative con i giocatori da cui dipendono le sorti dell’Uruguay: Cavani e Suárez.

Fonte: Sky

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