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Peter consola Kasper: “Orgoglioso di mio figlio”

Imprese leggendarie

1992. 1999. 2016. Tre anni quanti i miracoli, tutti in famiglia. Perché a casa Schmeichel alle imprese impossibili sono piuttosto abituati. Papà Peter, inquadrato dopo ogni grande parata del figlio sulla Croazia, in carriera ha vinto praticamente di tutto. La casa a Manchester, sponda United, anche se poi la carriera la concluderà al City, dove il figlio ha continuato la dinastia ripartendo dalle giovanili. Nel segno della continuità. Coi guantoni Red Devils sulle mai e Sir Alex in panchina 340 presenze. Cinque Premier e quel Treble conquistato nella finale di Barcellona da capitano. Due gol nel recupero che sanno ancora di leggenda. Solo però il secondo clamoroso miracolo sportivo per lui, dopo l’Europeo vinto con la Danimarca nel 1992. 2-0 in finale alla Germania, ma l’impresa prende forma già nella semifinale contro l’Olanda, che si decide ai calci di rigore. Decisivo è solo uno dei tiri dal dischetto, parato da Peter a tale Marco Van Basten. Una notte dei miracoli a cui si è presto abituato anche Kasper, capace di guidare con Vardy e Mahrez la cavalcata Leicester verso il titolo del 2016. Clamorosa. Promossi in Premier due stagioni prima. Salvi per miracolo con l’orologio indietro di soli dodici mesi. Poi campioni. E quante parate decisive per lui, Kasper, nome da fantasmino dei cartoni animati ma presenza vera in porta. 189 centimetri di altezza a chiudere lo specchio, e i guantoni già portati indosso nella pancia dell’Old Trafford quando da bambino giocava col figlio di Paul Ince. Papà Peter probabilmente era già fiero di lui fin da quei giorni. E dopo la partita contro la Croazia ancora di più. Con la maglia della sua Danimarca portata addosso, diversa da quella degli altri perché da portiere ma non meno pesante. Anche senza il lieto fine, la favola della famiglia Schmeichel è già bellissima. E unica.   

Fonte: SkySport

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