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Valencia-Juventus, le chiavi tattiche della sfida

La partita d’esordio del gruppo H della Champions League che si disputerà al Mestalla di Valencia metterà di fronte due squadre che hanno avuto un inizio di stagione molto diverso: se la Juventus ha fatto 12 punti nei primi 4 turni di serie A, i padroni di casa del Valencia non sono ancora riusciti a vincere neanche una partita, pareggiando 3 volte nelle prime 4 giornate di campionato. Un inizio timido e deludente che relega la squadra di Marcelino Garcìa Toral al terzultimo posto provvisorio nella classifica della Liga.

Fedele ai suoi principi, Marcelino è ripartito dal 4-4-2 con cui l’anno scorso ha portato in Valencia in Champions League, dopo la precedente stagione in cui il club aveva avuto 3 allenatori diversi e 3 cambi di panchina.  La campagna acquisti estiva ha regalato profondità alla rosa del Valencia: in difesa – a sostituire Joao Cancelo passato proprio la Juventus – è arrivato l’italiano Cristiano Piccini, reduce dalla positiva esperienza allo Sporting CP in Portogallo; dal Lione è stato preso il promettentissimo centrale difensivo Diakhaby, promosso titolare dopo l’infortunio occorso all’argentino Garay alla prima giornata.

In mezzo al campo è arrivato l’eclettico danese Daniel Waas, capace di giocare sia sull’esterno che in posizione centrale ed è stato acquistato definitivamente Geoffrey Kondogbia. La zona degli esterni offensivi è stata rinforzata con il russo Cheryshev, autore di un ottimo mondiale con la sua nazionale; inoltre, con uno sforzo costato 40 milioni di euro, il Valencia si è assicurato dal PSG Gonzalo Guedes, che aveva giocato la seconda parte di stagione in prestito nella squadra di Marcelino. Infine è stato rinforzato il reparto offensivo, dove, la partenza di Simone Zaza è stata ampiamente compensata dagli arrivi di Kevin Gameiro e Michy Batshuayi.

Come gioca Marcelino

Il 4-4-2 del Valencia si muove secondo i principi tanto cari al suo allenatore: per Marcelino è prioritario controllare lo spazio e per questo in fase di non possesso la sua squadra prova a muoversi come un blocco compatto, con le linee di difesa e centrocampo vicine e grande densità in zona palla. Partendo dal controllo dello spazio e riducendo l’importanza del possesso palla, il Valencia tenta di sviluppare un calcio offensivo verticale, sia in transizione positiva che nelle fasi offensive più ragionate.

Nel primo caso, dopo la riconquista del pallone, la squadra di Marcelino si appoggia direttamente sulle punte o prova a sfruttare le fasce, immediatamente attaccate dagli esterni. Quando invece deve gestire il possesso, il Valencia si affida a un regista come Dani Parejo mentre i due esterni restano piuttosto aperti, anche per isolare il più possibile le due punte contro i centrali avversari.

Le direttrici principali di gioco passano per le giocate delle ali o per i movimenti coordinati delle due punte: in generale il Valencia di Marcelino è una squadra che predilige lasciare il possesso palla agli avversari, schierare le sue linee a protezione della porta ed attaccare in ripartenza in maniera veloce e diretta. È un calcio che richiede grossa attenzione difensiva, spirito di abnegazione e intensità atletica: si deve curare con precisione le distanze tra le linee e quelle tra i componenti delle stesse e, vista l’enfasi posta alla densità in zona palla, scorrere velocemente orizzontalmente sugli spostamenti del pallone da un lato all’altro del campo della squadra avversaria.

Ma l’intensità è necessaria al Valencia anche quando attacca, con gli esterni alti e aperti sulla linea degli attaccanti e un gioco basato sulla ricerca delle punte e sulle combinazioni sulle fasce tra esterni e terzini, altrimenti abbassando i ritmi rischia soffrire di prevedibilità e piattezza.

Fonte: SkySport

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