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Bonucci: “Voglio essere l’Allegri del futuro”

Quella appena trascorsa non è stata un’estate come le altre per Leonardo Bonucci. E questo vale per la seconda volta consecutiva: perché se nel 2017, dopo 7 anni di Juventus, Leo aveva deciso di andarsene e ricominciare dal Milan, un anno dopo è tornato indietro sulla sua decisione e ha ripreso la strada di Torino. Bonucci ha più volte ribadito che lasciare la squadra con cui si è consacrato a livello internazionale era stato un errore frutto di una scelta istintiva. E lo ha fatto anche in una lunga intervista al Corriere dello Sport, rispondendo alle domande di Walter Veltroni: “Andare via mi era costato, ho lasciato amicizie, sicurezze. Avevo deciso in un momento di rabbia, è stato puro istinto: a mente lucida non l’avrei fatto. L’origine di questa rabbia? Negli ultimi quattro mesi di Juve – ha ammesso Bonucci – erano successe delle cose che mi avevano toccato nell’orgoglio, a livello intimo e personale. Non sono riuscito a farmele scivolare addosso, ma poi ho capito che andarmene non era stata la scelta giusta: solo qui riesco ad esprimere le mie potenzialità. Col passare del tempo ho capito che l’unica cosa che volevo davvero era tornare”.

La Juventus, la BBC, il ritorno

“Rimettere piede nello spogliatoio – ha svelato Bonucci – è stato strano. Mi trovavo in un posto nuovo, ma era come se non l’avessi mai lasciato. La Juve è casa mia e in generale è una famiglia, non solo una squadra di calcio. Dal presidente al magazziniere, tutti ti fanno sentire a casa e lo hanno fatto anche dopo il mio ritorno. E poi, la mentalità: “Tutti uniti verso lo stesso obiettivo, questo è il grande segreto. Ritrovare la BBC? È bello girare la testa e vedere di nuovo Barzagli e Chiellini. La BBC è amicizia, armonia professionale e umana, sinergia: e in campo si è visto… Senza dimenticare la grande B di Gigi Buffon”.

Cristiano e la Champions League

“La società ha costruito una squadra che può competere contro le due/tre grandi d’Europa. E questo prescinde dall’arrivo di Cristiano o dal mio. Possiamo realizzare quel sogno, riportare la Champions dopo 20 anni: chiaro che con Cristiano il sogno diventa più credibile e realistico, ma sappiamo che dipende anche da altri fattori come fortuna, spirito di sacrificio e lavoro di squadra. È così che l’abbiamo sfiorata, è così che abbiamo vinto sette scudetti e quattro volte la Coppa Italia”. Poi, belle parole su Ronaldo: “Un ragazzo umile e disponibile. Vederlo allenarsi con intensità e voglia, è uno stimolo per tutti. Cristiano può insegnare tanto: costanza, professionalità, presenza nello spogliatoio e in campo. E quando ce l’avevo contro, è stato il più rognoso di tutti. Infatti ci ha sempre messo in difficoltà, a Cardiff ad esempio. È una partita che vorrei cancellare del tutto, perché ci credevamo e ricordare fa male”.

Allegri e l’ambizione di diventare un grande allenatore

Una di quelle cose “che lo avevano toccato nell’orgoglio” è stata l’esclusione ad Oporto, tradotta poi in quell’immagine di Bonucci in tribuna, seduto su uno sgabello. Ora, però, tutto questo è solo un lontano ricordo: “Allegri è una persona intelligente, per questo sa gestire uno spogliatoio importante come il nostro. Il nostro conflitto? Può accadere che ci siano momenti di tensione, di discussione. Poi però ci si stringe la mano da persone mature, si chiarisce e si guarda verso lo stesso obiettivo”. E se il sogno del calciatore Bonucci è vincere la Champions League, quello a lungo termine… sorprende: “Voglio diventare un allenatore importante di una grande squadra, possibilmente della Juventus”. Proprio come Allegri…: “Sto osservando e mettendo da parte tutti i segreti dei vari allenatori, poi cercherò di tirare fuori il meglio da me stesso. Tanti mi dicono che farò l’allenatore, io lo penso già da anni. Sarebbe bello continuare nel calcio così, magari nella mia Juve”.

La Nazionale: Italia-Svezia e la ripartenza

Lo spunto per parlare di Nazionale, è una partita che Bonucci vorrebbe rigiocare: la finale di Euro 2012 contro la Spagna. “Non ce la siamo giocata, avevamo dato tutto con la Germania in semifinale e abbiamo avuto poco tempo di recuperare”. I motivi della crisi, secondo Bonucci, dipendono dal sistema: “Tutte le grandi Leghe in Europa hanno stadi, centri sportivi, strutture ricettive: in Italia questo non esiste e la Juve è un’eccezione. E così come crescono i giovani? Belgio e Germania hanno vissuto i loro punti più bassi, poi sono ripartiti investendo nelle strutture e nella formazione di giovani allenatori. In Italia, un anno dopo il disastro, non c’è ancora il presidente federale, né un punto da cui ripartire”. Il ricordo di Italia-Svezia fa ancora male, ma Bonucci prova a spiegare cosa successe in quei giorni: “In realtà, secondo me, non giocammo così male quelle due partite. Forse sono state sbagliate alcune scelte: ci è mancato l’estro, l’invenzione per scardinare la difesa scandinava. Noi continuavamo a crossare, ma loro in quello sono dei maestri. È una brutta macchia da portarsi addosso – ha ammesso Bonucci – anche perché per ora non è servita a migliorare il calcio italiano. Però abbiamo una grande tradizione: se faremo tesoro di questa lezione ricevuta, ci riprenderemo”.

Fonte: SkySport

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