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Maradona: “Nel calcio contano i valori, non i soldi. Hamsik il simbolo di Napoli”

Ne scartò sei,mise a sedere altri tre di inglesi, segnò due reti e vinse da solo una partita(o meglio,un Mondiale).Tutto in meno di cinque minuti:prima «la mano di Dios» poi lo slalom più pazzesco e favoloso della storia del calcio. Il gol del secolo domani compie 28 anni. Era 22 giugno 1986, Città del Messico.Sempre Diego Maradona,il male e il bene,la furbizia e la genialità.Comunque,una favola.Ora Maradona è in Brasile,a seguire i Mondiali per conto dell’emittente Telesur.

Diego,più di un quarto di secolo è passato da quel giorno.«Ho scritto la storia del Mondiale,ho scritto la storia della mia nazione.Quel giorno non era solo una partita di calcio, tutti noi sapevamo che aveva un significato speciale, unico.Ricordo ancora lo sguardo di Shilton: li ho visti e rivisti tante volte quei due gol. Quell’Argentina era una squadra eccezionale».

E chi è invece la più forte di questo mondiale?«Vedendo le partite dall’emittente Telesur,dopo il primo turno sembra un torneo bello da vedere ed equilibrato,con molti goal e senza violenza.La Germania e l’Olanda hanno dimostrato due grandi doti: solidità e determinazione.Però quando si gioca in Sudamerica,non si possono sottovalutare le doti dei sudamericani come quelle della mia Argentina e del Brasile che è padrone di casa e dunque ben visto da tutti. Potrebbe esserci una possibile sfida finale,però non mi dispiacerebbe neppure un’altra Germania-Argentina come a Città del Messico e come a Roma.Sarebbe bello giocarla nuovamente…».

Chi l’ha sorpresa fino ad adesso?«Prima di vedere l’impresa del Costarica con l’Italia, avrei pensato al Belgio.È una squadra fortissima, composta da numerose individualità che formano un complesso armonico.Sono tutti giovani già forti o che possono diventarlo in breve.È stata straordinaria la loro rimonta sull’Algeria,ha dato a tutti la sensazione di un gruppo che sa il fatto proprio».

Poi dopo aver visto la Costa Rica battere pure l’Italia?«Penso che il fatto che Costa Rica possa già festeggiare il passaggio agli ottavi sia una cosa molto bella.E poi hanno eliminato già l’Inghilterra.Nessuno lo avrebbe detto prima del Mondiale».

Lei è stato molto duro con Del Bosque?«Dopo aver perso 5-1 con l’Olanda non doveva confermare Casillas ma far giocare un altro portiere contro il Cile.È giusto che gli spagnoli siano tornati a casa perché la decisione è stata sbagliata».

E Prandelli cosa dovrà fare con l’Uruguay?«Anche lui deve fare qualche cambio,non c’è dubbio».

L’Italia a questo punto è difficile che possa vincere il Mondiale come nel 2006?«Gli italiani sono sempre duri a morire e nei momenti di difficoltà trovano aggregazione e spirito di gruppo come pochi altri al mondo.Per questo dico che sono tutt’altro che spacciati».

Anche se magari chiederlo dopo la batosta con la Costa Rica può sembrare esagerato,ma qual’è la dote che più le piace dell’Italia?«Lo spirito tenace oltre alle qualità individuali.Però,secondo me,Lorenzo Insigne, per esempio,è un talento che meriterebbe di giocare più spesso».

A parte l’Argentina, di quale nazionale ti piacerebbe fare il ct?«No.Per me la cosa più bella sarebbe avere un’altra chance e riprovare con la Seleccion: in Sudafrica nel 2010 siamo stati sfortunati ed eravamo all’inizio di un ciclo. Però,da professionista, potrei valutare ogni proposta che dovesse arrivarmi perché io ho una voglia incredibile di tornare in panchina».

Come mai non le hanno fatto vedere Argentina-Bosnia?«Non lo so,ma è stato puerile e pretestuoso vedersi sbarrata la porta dello stadio.Spero si sia trattato soltanto di un antipatico equivoco,ma temo non sia così,che lo abbiano fatto di proposito».

Qualche giocatore l’ha più impressionata?«Finora nessuno in particolare,però la continuità di Thomas Mueller è davvero impressionante».

Si parla tanto di un possibile passaggio di Higuain al Barcellona.Che ne pensa?«Non sarebbe giusto.A meno che il Napoli non decida di cederlo.Nel calcio non deve decidere il dio denaro ma i valori».

Maradona,come convincerebbe il Pipita a restare a Napoli?«Ogni giocatore deve imparare ad amare la maglia e quella azzurra del Napoli si fa amare molto. Io lì ho avuto grandissime soddisfazioni e anche lui potrebbe prendersele.Deve solo crederci e non farsi distrarre dalle sirene che inevitabilmente arrivano a un campione come lui».

Quale attaccante vedrebbe bene al Napoli eventualmente al suo posto?«Jovetic mi piace molto e merita l’esplosione che ancora non ha avuto a causa di un grave infortunio e del cambiamento di campionato.Lo vedo meglio in Italia che in Inghilterra».

A proposito di anniversari: trent’anni fa,di questi tempi approdò a Napoli.Che ricordi ha?«E come faccio a racchiuderli tutti in poche parole? Servirebbe un’enciclopedia per raccontare tutto ciò che sono stato a Napoli e ciò che Napoli è stata per me».

In questo momento,chi è il vero simbolo del Napoli? «I tifosi sono l’uomo in più ma è importante anche Hamsik. Questo ragazzo è un campione dentro, si è cucito addosso la maglia del Napoli e merita di indossare la fascia di capitano.Sono certo che resterà a lungo nel Napoli, si toglierà tante soddisfazioni e sarà ricordato per sempre come uno dei pochi stranieri che davvero hanno amato la maglia azzurra».

Il Mattino

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