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Nino D’Angelo: Ciro è tornato a casa e tutte le curve d’Italia hanno cantato con me

Quanta gente, sembra di andare ad assistere a una partita di calcio. Famiglie intere con bandiere azzurre si avviano verso quel posto dove Scampia festeggia i suoi eventi più importanti. Proprio lì dove diciassette anni fa volli festeggiare il mio compleanno, i miei quarant’anni. Oggi invece è un «evento» molto triste. Il figlio più amato di questi ultimi mesi, da tutto il popolo napoletano e no, è tornato nella sua terra, tra le sue vele, tra la sua gente… La brava gente di Scampia, quella cui la tv o i media danno sempre poco spazio perché è onesta, perché non si è mai venduta al sistema ma è costretta a essere vittima di una strumentalizzazione senza fine, a essere condannata alla disperazione senza aver fatto niente e senza poter mai dire ad alta voce che in quella terra non tutti sono camorristi. È tornato Ciro, con tutto quello che si era portato quella sera del 3 maggio, compresi la sua sciarpa azzurra e l’orgoglio di essere napoletano. È tornato, senza respiro, nel silenzio con la sua innocenza, da sconfitto eroe, vittima di una mano senza coscienza, che senza conoscerlo e solo perché era napoletano, gli ha sparato. E non per intimorirlo ma per finirlo senza dirgli il perché. È tornato Ciro e con lui la sua famiglia, un papà che parla poco ma non gli ha fatto mancare mai niente e una mamma straordinaria, di quelle che nascono per fare le mamme e che sanno accarezzarti anche solo con lo sguardo. Di quelle che perdonano anche a chi gli ha ucciso il figlio, di quelle che quando ti abbracciano ti fanno sentire la presenza di Dio… È tornato Ciro, «Ciro, Ciro, Ciro» e si alza il coro delle curve venute lì da mezza Italia, per portargli i saluti di tanti tifosi buoni, quelli che credono che non si può morire per un gioco anche se è il più bello del mondo, non si può morire a 29 anni perché a quell’età non hai il permesso di morire, hai ancora tanti sogni da spendere . È tornato… «Ciro, Ciro, Ciro» il coro riprende ad urlare il nome di quel ragazzo nella bara davanti a me che conosco solo dalle foto ma al quale sento di appartenere, come un fratello maggiore. Mi chiedono di intonargli il mio inno del Napoli. Il magone mi chiude la gola. Sotto gli occhiali scuri chiudo gli occhi e canto all’emozione di tutti quelli che almeno per questo giorno non sono qui per vendere promesse… E canto «’Na bandiera tutta azzurra, c’arrassumiglia ‘o cielo e ‘o mare ‘e sta città, Forza Napoli, dint’a ll’uocchie ‘e sti gualiune ca se scordano ‘e problemi e se mettene a cantà…» poi tutti insieme per Ciro…«Napoli… Napoli… Napoli, forza Napoli Napoli Napoli ooooohhh Napoli Napoli…..». «Ciro, Ciro, Ciro» di nuovo il coro… È tornato Ciro è tornato e non andrà mai più via, sarà per sempre vivo, in ogni pietra, in ogni strada, in ogni scuola. Sarà la luce nuova di Scampia. Alleluia.

La Gazzetta dello Sport

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