EDITORIALE

Napoli, sei davvero diventato grande?

La sensazione è che il vero Napoli somigli più a questo dell’ultima settimana che a quello sciagurato di inizio campionato. Però, che differenza! Nelle prime giornate, ma fino alla trasferta di Berna, vedevamo una squadra senza gioco, senza identità, senz’anima, che affrontava male le partite, con un atteggiamento molle, un piglio indolente. Ogni sogno sembrava sfumato perché, nel frattempo, Juve e Roma viaggiavano a mille senza tenere conto dei disagi altrui. Qualcosa è iniziato a cambiare nella gara interna contro il Verona, con in campo un Napoli esplosivo ma ancora non convincente. Dopo un 6-2 sembra assurdo muovere rimostranze, invece, infuriavano le perplessità circa una fase difensiva imbarazzante, perforabile ad ogni attacco. La soluzione di molti era quella di godersi i sei gol inflitti agli scaligeri per non pensare alle deficienze che evidenziava la squadra, a sottolineare di come non si potesse essere pienamente soddisfatti. A Bergamo, si vedeva che il Napoli era migliorato dal punto di vista atletico e mentale, perché gli azzurri erano padroni del campo anche in terra orobica. Mancava solo il gol, si sperava che sarebbe arrivato nella ripresa, invece, lo si è subito per l’ennesima dissennatezza difensiva. Stava maturando una clamorosa sconfitta prima che Higuain, a quattro minuti dalla fine, si inventasse un grandissimo gol e, nel recupero, lo stesso Pipita aveva la possibilità di completare la rimonta dagli undici metri. Ma gli è mancata la freddezza del grande campione facendosi ipnotizzare dal portiere avversario lasciando altri importantissimi punti per strada. Al San Paolo doveva arrivare la Roma, ormai convinta di avere tutto per disarcionare la Juventus dalla vetta. L’entusiasmo capitolino era alimentato dalla consapevolezza di non dover fare i conti con una Vecchia Signora affamata come gli anni scorsi, così si pensava che Totti e compagni sarebbero venuti a Fuorigrotta ad imporsi. Invece, a venire fuori è stato tutto il potenziale del Napoli, che ha tenuto per 90′ una Lectio Magistralis agli uomini di Garcia. Vantaggio immediato di Higuain, gioco veloce, frizzante, effervescente, Roma perennemente in affanno e incapace di reagire, tant’è che Callejon ha chiuso i giochi nella ripresa a certificare una netta superiorità. Il Napoli non ha vinto ma stravinto contro la Roma. Pochi giorni dopo, in Europa League, sebbene l’ampio turnover adottato da Benitez con tutte le seconde linee in campo, il Napoli ha strapazzato lo Young Boys con una tripletta di De Guzman. C’erano tanti motivi per sorridere, si era ritornati atomici in attacco, belli da vedere seppur rivoluzionati e, addirittura, ermetici in difesa, come non lo si era mai stati prima: due partite senza subire gol. Ma incombeva la trasferta di Firenze, si temeva che un passo falso avrebbe rimesso tutto in discussione. Invece, anche in uno dei campi più difficili del massimo campionato, si è visto un Napoli autorevole, brillante, sontuoso. Con l’unica pecca di non finalizzare l’immensa produzione offensiva, c’è voluto un guizzo di Higuain nella ripresa, dopo una miriade di occasioni fallite, per firmare il blitz. 0-1 e azzurri corsari in casa viola. Spicca la terza gara con la porta inviolata ma anche il solito problema: quello di dover costruire prima una decina di occasioni prima di buttarla dentro. Se non si chiudono le partite, si rischia di non vincerle, come stava succedendo a Firenze in quegli ultimi dieci minuti di stanchezza. Sta di fatto che si è reduci da una settimana da applausi, che ha segnato la metamorfosi azzurra dopo gli stenti di inizio stagione. Non si sa dove potrà arrivare questo Napoli, ciò che gli si chiede è di giocare con la stessa intensità delle ultime tre partite anche alla ripresa del campionato, contro il Cagliari di Zeman. Perché ora bisogna confermare di essere grandi anche con le medio-piccole.

Maurizio Longhi

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