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Una rete ogni 58 minuti, la strepitosa media-gol di Duvan Zapata

Dategli una palla e vi rivolterà (statisticamente) il suo mondo, quel microcosmo che gli ruota intorno e che l’alimenta d’emozioni vive, forti, perché sentirsi Zapata, al fianco di Higuain, è un’altra vita. Dategli il pallone, in stile Ghoulam, cross dal fondo, arrivandoci in corsa, e parabola arcuata, utile per chi sa andare a frantumare lo spazio e il tempo e ad afferrare l’acre odore della sconfitta con il balzo d’un felino, un panterone post-moderno: Sampdoria 1, Napoli 1 e comincia una nuova storia, nella quale conviene starsene accucciati per assorbirla tutta, per crescere al fianco del Pipita – e semmai batterlo, per quel che si può – per osservare e ascoltare Benitez, per cogliere il senso pieno d’un calcio nel quale si può esultare pure partendo dalla panchina.

I NUMERI. Ma poi, chi l’avrebbe detto, un bel giorno, che Zapata sarebbe stato più forte del Pipita? I numeri, nella loro «atipica» freddezza non mentono, e dopo un terzo di campionato, due graffi – uno al Palermo, l’altro alla Samp – bastano e avanzano per rivoltare le gerarchie, per lasciarsi alle spalle mister 40 milioni di euro, Sua Maestà a prescindere, per sentirsi (paradossalmente) un filino oltre quella stella, che in fin dei conti ha segnato di più ma è come se l’avesse fatto di meno, perché Duvan viaggia alla media d’un gol ogni 58 minuti, mentre a Higuain, per passare da un’esultanza all’altra, ne servono 153.

PRESENTE. Zapata c’è e lotta assieme al Napoli: lo fa con quel fisico statuario, che consente di portarsi addosso il ruolo da gregario nel quale è inevitabilmente confinato e con il quale ha scelto di convivere; e poi lo rifà con la sua genuina sfacciataggine, quell’indole un po’ guascona che l’altra sera l’ha spinto a «zittire» Marassi ma che un anno fa, in un «Velodrome» bollente, riuscì a fargli cavare dal repertorio una parabola pazzesca che ammutolì lo stadio intero.

PROGETTO. I sette milioni di euro (e di buoni motivi) investiti un anno fa sono lì a far cassa, almeno stavolta, perché il «tarlo» – in passato – era rappresentato dall’inutilità delle prodezze, da reti vuote di peso, utili soltanto per la gloria personale e per conquistarsi a spallate la «sua» Napoli, offertagli (di nuovo) in estate dalla fiducia di Benitez e dall’idea di calcio di De Laurentiis. «Sarei un cretino se lo cedessi».
Gennaio è alle porte e c’è già un bel po’ di gente sull’uscio di Castelvolturno: piaceva al Torino, che ancora saprebbe cosa farsene, e in Sud America lo porterebbero immediatamente a sistemare un po’ di casi disperati o perlomeno preoccupanti. Ma alle spalle del Pipita si sta da piccolo principe e gli si riesce persino a fargli un pochino ombra: Zapata più «forte» di Higuain, cinquantotto minuti e segna…Dategli un pallone…

Corriere dello Sport

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