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Organizzazione e calcio verticale, così si presenta l’Empoli di Sarri

I primi turni della Coppa Italia servono sempre per far giocare le riserve e i giovani. E’ la ragione per cui squadre come il Genoa, terzo in Serie A, perde a Empoli, o come il Cagliari rischia di uscire di fronte a un avversario di Serie B. Per questa ragione deve essere una bella soddisfazione per un allenatore mandare in campo una squadra di ragazzi e riserve (che, nel nostro caso, coincidono) e accorgersi che gioca nella stessa maniera della prima squadra.
E’ successo mercoledì pomeriggio a Empoli con l’Empoli. In campo c’erano tre titolari veri: Hysaj, Croce e Mario Rui. C’erano poi tre giocatori che spesso, in campionato, entrano a partita in corso: Zielinski, Pucciarelli e Mchedlidze. Gli altri arrivavano direttamente dalla panchina, mentre in panchina c’era qualche titolare (Valdifiori, Tonelli e Rugani), più qualche ragazzo della Primavera.
L’Empoli 2 ha giocato come l’Empoli 1, lo stesso calcio verticale, ignorando qualunque linea orizzontale, con attacchi micidiali, scambi precisi e sempre palla a terra. Da una situazione difficoltosa di pressing usciva sempre col possesso del pallone e spesso guardando la porta avversaria. Se si esclude Bassi (classe ‘85), il portiere, e Croce (‘82), il portavoce del calcio di Sarri, si andava dai 24 anni di Mchedlidze (che ha segnato un gol stupendo) ai 20 di Hysaj e Zielinski. In panchina, se si escludono il terzo portiere Pugliesi (‘76) e il regista Valdifiori (‘86), sembravano troppi i 24 anni di Sepe e Tonelli a confronto dei 17 di Dioussé, centrocampista senegalese della Primavera. In mezzo, tutti gli altri, compreso il ventenne titolare Rugani.
Tutti hanno colto l’occasione, nessuno è andato al di sotto della sufficienza, ma è stato l’insieme, il collettivo, a stupire. Questo accade quando l’allenatore è padrone assoluto dell’idea di gioco, quando viene seguito sulla sua strada perché tutti, titolari e riserve, sono coinvolti e convinti. Per Sarri è una gratificazione vera, tangibile. Questo è il suo terzo anno a Empoli, nel campionato scorso, in B, nessuna squadra giocava come l’Empoli, quest’anno, al suo debutto (suo del tecnico, ma anche della stragrande maggioranza dei giocatori) in A c’erano da temere due aspetti: la fisicità e la personalità. La squadra di Sarri non ha giocatori muscolarmente robusti in mezzo al campo e nemmeno in difesa, tant’è vero che in area non difende bene, ma finora questa differenza è stata annullata dal gioco. La personalità era tutta da valutare ma dopo poche partite è stato chiaro che l’Empoli avrebbe continuato a giocare in A come faceva in B. E se ora perde più spesso, non si è mai fatta intimorire, non ha mai dubitato dei suoi valori e soprattutto del valore del suo gioco.
Domani Benitez incontrerà una squadra cha ha la migliore organizzazione di gioco della Serie A. Ovvio, questo non basta per immaginare di far paura al Napoli di Higuain, ma affrontare l’Empoli di questo periodo non è il massimo. Arriva da 4 risultati utili consecutivi, di cui 3 vittorie (2-1 con la Lazio, 2-0 a Parma, 2-0 col Genoa in Coppa Italia) e un pareggio (0-0) in casa contro l’Atalanta, in una partita dominata dai toscani che hanno fatto registrare la percentuale di possesso palla più alta dell’intera giornata di campionato.
E’ un piacere quando l’idea si impone sui soldi. E’ quanto sta succedendo con Sarri a Empoli. Forse non basta a vincere, ma di sicuro traccia una via che può portare il calcio lontano dalla crisi.

Il Corriere dello Sport

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