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Zaccaria: “Il Napoli e il dilemma amletico”

zaccaria2Mario Zaccaria, giornalista, scrive su “NapoliMagazine.Com”: “Il dilemma amletico che squassa gli animi e dilania tutto l’ambiente calcistico napoletano, all’indomani della convincente vittoria contro la Fiorentina, è il seguente: è tutto merito del ritiro deciso da De Laurentiis e subìto dalla truppa o i viola sarebbero stati messi sotto lo stesso, anche se il presidente avesse lasciate le cose inalterate dopo la sconfitta in Coppa Italia con Lazio, senza adottare provvedimenti da ‘stato di crisi’? A questa domanda, alla quale è difficile dare una risposta, se ne aggiunge poi un’altra che pone interrogativi ulteriori e non meno devastanti: il silenzio stampa, anch’esso imposto dal presidente dopo i rovesci infrasettimanali, avrà anch’esso, come il ritiro, un effetto benefico, tramutandosi, come avvenne per la Nazionale italiana ai mondiali di Spagna ’82, nel viatico per un clamoroso successo? Qualche giorno fa, affrontando come tutte le mattine con una coppia di simpaticissimi fratelli commercianti-tifosi del mio quartiere, i temi più scottanti ed attuali che riguardano il Napoli, ho sentito fare un commento che la dice lunga su quanto si pensa relativamente al ruolo dei giornalisti e ai condizionamenti che la stampa sarebbe in grado di generare su una squadra di calcio. Mi è stato infatti detto che in un momento così delicato come quello che il Napoli sta attraversando, tutti dovrebbero stare uniti, compatti, fare fronte comune contro la crisi e dare una mano perché la squadra possa ritrovare la retta via. Questo, è il ragionamento del tifoso, dovrebbe essere un atteggiamento di tutti, senza esclusione di alcuna componente, dunque giornalisti inclusi. Questa stessa osservazione, relativa ad auspicati ed auspicabili comportamenti dei cronisti sportivi che abitualmente seguono le vicende del Napoli, la fece qualche mese fa, durante una conferenza stampa, anche Rafa Benitez il quale si augurava che i giornalisti remassero dalla stessa parte dell’allenatore e della società, in modo da contribuire alle migliori fortune della squadra. Le due cose (silenzio stampa ed auspicato collaborazionismo da parte della stampa napoletana) messe assieme possono produrre una miscela esplosiva che può essere così sintetizzata: se le cose non vanno bene e la squadra non vince, la colpa è dei giornalisti. Elementare, Watson! Mi corre allora l’obbligo di ricordare, anche per il mio ruolo di presidente dell’Ussi (Unione Stampa Sportiva) della Campania, che i giornalisti hanno un codice deontologico molto severo in base al quale hanno un solo obbligo: raccontare con serietà e compostezza le notizie di cui vengono in possesso tramite le loro fonti, che possono essere ‘ufficiali’ o confidenziali. Queste regole sono stringenti, rigorose e non dovrebbero mai essere disattese. In sostanza il giornalista, nel fare il proprio lavoro, non può e non deve mai far prevalere il tifoso che è in lui. Quando è seduto sul divano di casa davanti alla tv tifa per chi vuole, ci mancherebbe altro, ma quando scrive o parla in un microfono la sua fede sportiva non deve mai trasparire, non si deve mai comprendere. Questo ben lo sanno anche i tifosi partenopei i quali si sono imbestialiti in occasione di una recente telecronaca di una partita del Napoli in cui il telecronista sembrò parteggiare per l’avversaria degli azzurri. E allora, come la mettiamo? Quando il giornalista fa il tifo per un’avversaria del Napoli ci incazziamo perché non è imparziale e poi pretendiamo dai giornalisti napoletani che facciano i tifosi, ‘dando una mano’ alla squadra e alla società? Come è possibile allora, mi domando, essere così sprovveduti da arrivare a chiedere ai giornalisti di ‘aiutare’ il Napoli? Come è possibile pensare che con il silenzio stampa si possano risolvere i problemi di una squadra? La decisione di ammutolire la truppa, peraltro, De Laurentiis l’ha presa dopo aver emesso un comunicato nel quale denunciava ”reiterati attacchi da parte di alcuni media, basati su illazioni o pettegolezzi destituiti di ogni fondamento”. Il presidente accusava il giornalisti di aver raccontato “episodi fantasiosi che coinvolgerebbero molti calciatori relativamente ai propri stili di vita, cercando di comprometterne la propria immagine e la propria professionalità”. Ebbene tutti ricorderanno ciò che lo stesso De Laurentiis aveva detto qualche ora prima, parlando a briglia sciolta, negli spogliatoi del San Paolo, al termine di Napoli-Lazio: “Poiché Napoli è una città estremamente rapace sul piano della bellezza, piena di distrazioni, e poiché questi so’ ragazzi – perché noi scambiamo molto spesso il professionismo con un problema anagrafico – allora, poiché io sono padre e ho dei figli e sono stato figlio e anche io a 25, 30 anni facevo delle cose che probabilmente oggi non farei e mi sono divertito a farle…e poiché il mio successo si basa sulla disciplina…ho deciso così”. Mi sembra chiaro chi sia stato a dare il la alle notizie di stampa sugli stili di vita dei calciatori. La ‘colpa’ di chi è? Dei giornalisti forse? Sarebbe meglio perciò che ciascuno pensasse a fare bene il proprio lavoro con onestà, impegno e serietà: i giornalisti, senza inventare notizie o ‘caricarle’ come in certi casi avviene, i dirigenti concentrandosi per condurre nel modo migliore la società, gli allenatori impegnandosi ad utilizzare al meglio la rosa di cui dispongono, i calciatori dimostrando, se non il famoso attaccamento alla maglia al quale (tranne il caso di chi gioca nella squadra della propria città) non ho mai creduto, quantomeno il dovuto rispetto nei confronti di chi (società e tifosi) consente loro di guadagnare un lauto stipendio”.

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Tilde Schiavone

Sono una persona che riesce a star bene con se stessa solo se intorno a lei c' è armonia, questo è il motivo per cui cerco di risolvere i conflitti esistenti tra le persone che mi circondano;non amo i gioielli, specialmente quelli costosi, preferisco gli accessori di poco valore; non amo ricevere in regalo i fiori recisi: preferisco ammirarli nei giardini dove compiono il loro naturale ciclo vitale e non nei vasi dove hanno vita breve..Amo il blues,il canto del dolore, e il mio sogno è raggiungere un giorno quei luoghi che lo hanno visto nascere; Amo gli indiani d' america, la loro spiritualità e la loro cultura. non vivrei senza i dolci e la pizza. Sono campanilista, napolista, meridionalista ...maradonista. Adoro gli animali, ritengo che non siano loro le bestie e sono vegetariana. Non mi piace parlare, quel che sento preferisco scriverlo, so esprimermi meglio con una penna in mano anziché dinanzi a un microfono, amo inoltre il folclore della mia terra e cerco, attraverso l' Associazione Culturale Fonte Nova d cui sono Presidente, di preservarlo e diffonderlo ... e duclis in fundo AMO LA MIA NAPOLI, senza se e senza ma, ringrazio Dio perchè ha fatto sì che nelle mie vene scorresse il sangue del Sud!