I rischi e i vantaggi di Sarri al Napoli
Caro Cerruti, sono scioccata per la scelta di Sarri. Sicuramente è l’allenatore rivelazione della stagione, ma la piazza di Empoli non è paragonabile a quella di Napoli. Forse sarà un anno di transizione o semplicemente il Napoli è questo: a volte ti sorprende altre ti irrita, lo specchio di De Laurentiis, protagonista di una sciagurata gestione con Benitez. Mi spiace che vada via Bigon, persona educata e corretta, l’unico incolpevole del fallimento di una stagione partita male a Bilbao e finita peggio contro la Lazio. Perché adesso che è finito tutto, bisogna avere il coraggio di dire che Benitez si è dimostrato un allenatore mediocre, mentre De Laurentiis è indifendibile proprio perché ha assecondato i capricci dell’allenatore. E così è di nuovo tutto da rifare.
Serena Iaccarino, Milano
Parto volentieri da Sarri, che ha tutti i requisiti per allenare una grande squadra come avevo ribadito in tempi non sospetti in questa rubrica, il 24 febbraio scorso, rispondendo al signor Crapanzani. A 56 anni, quanti ne compie domani Ancelotti, il neo tecnico del Napoli ha fatto la cosiddetta gavetta per cui non gli mancano né l’esperienza, né le conoscenze tattiche, né tantomeno la personalità per compiere il salto di qualità in panchina, con un unico limite: non avere mai partecipato alle coppe europee. Nemmeno Sacchi, però, al quale è stato spesso accostato, aveva esperienza internazionale quando arrivò al Milan nell’ormai lontano 1987. Allora, prima e dopo la precoce eliminazione in coppa Uefa, Sacchi fu difeso e protetto da Berlusconi e Galliani e poi sappiamo tutti come è andata a finire. Questo per dire che, a prescindere dai giocatori a disposizione, Sarri dovrà essere supportato dalla società, cioè da De Laurentiis. Bravo ad andare controcorrente, con lo stesso coraggio che nell’altro secolo ebbe Berlusconi, il presidente del Napoli sarebbe stato ancora più bravo se avesse puntato subito su Sarri, senza sperare di trattenere Benitez e soprattutto senza andare a cercare senza successo Emery in Spagna. Se come gli auguriamo andrà bene, Sarri con il tempo farà dimenticare a tutti di essere stato una seconda o terza scelta, perché nel calcio conta la sostanza, cioè i risultati, e non l’apparenza cioè l’immagine. Ottavio Bianchi non regalava sorrisi come Benitez, ma è passato alla storia come il grande tecnico del primo scudetto e della prima e unica coppa Uefa del Napoli. E per rimanere al passato prossimo, Mazzarri, un altro che sorrideva poco, ha portato Cannavaro e compagni al secondo posto, senza Higuain e i tanti acquisti stranieri messi a disposizione del suo successore, finito terzo e poi quinto in campionato. Parlare di fallimento di Benitez è il minimo, quindi, pensando anche al fatto che era arrivato proprio per lanciare il Napoli in Europa. E siccome Benitez è stato scelto da De Laurentiis, le colpe ricadono più o meno direttamente su di lui che adesso si trova anche senza Bigon, dirigente serio e discreto, sostituito da Giuntoli, d.s. neopromosso con il Carpi. Se gli errori devono aiutare a crescere, De Laurentiis ora deve capire che il nuovo staff va supportato negli eventuali momenti difficili, senza cercare grandi nomi sul mercato soltanto per accontentare la piazza. Perché segnare tanti gol, come ha fatto il Napoli di Benitez che in campionato ne ha realizzati 70, soltanto 2 meno della Juventus, non serve se quelli incassati sono 54, cioè della peggior difesa delle prime dieci. Ecco perché servirà meno fumo e più arrosto, guarda caso la specialità di Sarri. E se pazienza (degli altri) farà rima con competenza (sua) il nuovo Napoli sarà sulla buona strada.
La Gazzetta dello Sport