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Kalinic: Higuain è il più forte centravanti che c’è al momento in Italia

ACCOMPAGNA il paragone con Batistuta sorridendo. Gli piace, eccome, sapere che la figurina del Re Leone potrebbe essere accostata presto alla sua, ma Nikola Kalinic – sorriso a parte – sa bene come dosare emozioni e reazioni.
Si racconta volentieri, l’attaccante croato. Ci sono le fotografie del Kalinic bambino, sul tavolo dell’ intervista (la prima da quando è arrivato in Italia). E ci sono anche quelle della famiglia di oggi (la moglie Vanja e il figlio Matteo), con gli scatti su una Firenze che l’ha fatto subito innamorare.
«Io e mia moglie – sottolinea soddisfatto – abbiamo deciso di andare ad abitare in centro. Esco di casa e con una passeggiata di cinque minuti sono davanti al Duomo, il massimo…».
Ok, partiamo dall’inizio: quando ha ricevuto la prima chiamata dalla Fiorentina?
«Guardi, non lo ricordo perchè da quel giorno in poi sono entrato in… agitazione, si dice così?».
Può darsi ma si spieghi meglio…
«Beh, la Fiorentina aveva chiamato il mio agente. Lui ha parlato a me di questa possibilità di venire in Italia e io… ho cominciato a spingere perché non volevo perdere questa occasione».
Firenze, la maglia viola, il campionato italiano: incredibile ma vero, giusto?
«Giustissimo. E anche per questo abbiamo chiuso in fretta l’operazione. E adesso eccomi qui».
Felice e primo in classifica, mica male?
«Per niente. Ma chi mi conosce bene sa che sono molto realista. So che possiamo e vogliamo lottare per tenerci il primo posto. Ma so anche che verranno momenti più difficili e in salita. Questo è il calcio».
E la vita. A proposito: il Kalinic bambino com’era?
«Giocavo sempre a pallone. In strada, con gli amici, al campetto. A nove anni ho indossato la maglietta dei ragazzini dell’Hajduk di Spalato».
Sia sincero, ’studiava’ già da campione?
«Devo dire la verità?».
Certo.
«Bene. Speravo, è ovvio, di poter fare il calciatore anche da grande, ma dentro di me non credevo di farcela. Invece…».
Fortuna e talento?
«E tanto impegno. Certo, ora che ci ripenso ricordo che ho sempre giocato con ragazzi più grandi di me. Insomma, ero il più piccolo ma mi battevo contro e accanto ai compagni della classi superiori. Forse era un segno del destino…».
E quel Kalinic era sempre e comunque un bomber?
«Sì, sì. Mi piaceva e mi piace fare gol. Sono nato attaccante».
Se sfruttando questa sua risposta le dicessi che a Firenze ha giocato uno dei bomber più forti di sempre, Gabriel Batistuta, qual è il suo pensiero?
«Stiamo parlando di un attaccante di livello mondiale. Conosco bene le sue gesta».
Sa che i tifosi viola cominciano a parogonarla proprio a Batigol?
«Sì, l’ho capito. Mi è stato detto qualcosa del genere. E’ un paragone molto bello. Mi rende orgoglioso essere accostato al centravanti argentino, ma non voglio che questo mi pesi. Un giorno spero di essere diventato molto forte semplicemente perché sono stato me stesso».
A proposito di bomber decisamente forti: domani conoscerà Higuain…
«Secondo me l’attaccante del Napoli è il più forte centravanti che c’è al momento in Italia. E in Europa sta fra i primi tre… Higuain è un numero uno».
Difficile batterlo domani, al San Paolo?
«Non sarà facile, certo, ma spero proprio che Higuain abbia una domenica in salita. Insomma, rimane la mia ammirazione per lui, ma il duello personale voglio vincerlo io».
E’ vero che se non fosse arrivata la Fiorentina, sarebbe potuto essere un compagno di squadra proprio di Higuain?
«Il mio manager mi disse che anche il Napoli si era interessato a me. Ma non so altro. Ormai la trattativa con la Fiorentina era avviata e – come dicevo prima -, non vedevo l’ora di firmare».
Napoli-Fiorentina può chiarirvi le idee anche in chiave scudetto?
«Ci piace sognare. Ci piace lottare per un traguardo così bello, ma il pensiero del primo posto in classifica non deve essere una ossessione. Dopo la trasferta di Napoli ci sono ancora tantissime partite da giocare prima che il campionato arrivi alla sua ultima giornata».
Mettiamola così: il suo connazionale Boban sostiene che grazie ai suoi gol la Fiorentina può davvero vincere lo scudetto…
«Le parole che Boban ha avuto nei miei confronti mi hanno fatto molto piacere, anche perchè lui è uno che non detta giudizi personali con facilità. Lo ringazio e spero davvero di segnare così tanto per portare la Fiorentina il più in alto possibile».
Kalinic, come è stato l’impatto con i difensori del campionato italiano?
«Il gioco qui è piuttosto duro. In Italia, in questi mesi, mi sono trovato a tu per tu con difensori forti fisicamente e quasi sempre in grande condizione atletica. Diciamo che qui sono molto simili agli inglesi. No, non è facile far gol in Italia».
Come vanno le cose con il suo gemello di reparto, Babacar?
«C’è una bella concorrenza. C’è un ottimo rapporto. Baba è un centravanti forte, giovane e molto bravo. Sappiamo che la Fiorentina ha bisogno dei nostri gol e questo ci spinge a dare sempre il massimo. Sì, c’è un’ottima intesa e tutto ciò può solo fare del bene alla squadra».
Compagni di squadra e magari anche dei momenti di relax?
«Per trovare la mia casa fiorentina, organizzare il trasloco e scoprire la mia nuova città mi hanno aiutato molto i compagni… slavi».
Poi ristorante, pub e via…
«No, guardi, io non sono un appassionato della vita mondana. Anzi, sono proprio l’opposto. Mi piace stare in casa, godermi la famiglia. Non esco molto».
Qualcuno però ha fatto sapare in giro che lei è un grande appassionato della cucina italiana?
«Qui si mangia bene, su questo non ci sono dubbi. E poi a Firenze ho voluto provare subito la vostra bistecca. Eccezionale. Fra l’altro mi ricorda molto un tipo di carne che si cucina anche dalle mie parti».
Kalinic, chiudiamo con una promessa?
«Quale?».
La prossima intervista potremmo farla senza interprete e quindi in italiano: lo sta già studiando?
«Le dico questo: l’italiano lo capisco piuttosto bene. Lo ascolto e lo traduco. Per parlarlo però ho bisogno ancora di un po’ di tempo».
Magari lo stesso tempo per mettere la firma su qualche altro gol, correre verso la vetta della classifica cannonieri e tenere la Fiorentina legata lassù, al primo posto.
Kalinic si regala un altro sorriso, si alza, stringe la mano e saluta. Forse avrebbe voglia di sbilanciarsi ma non lo fa. In Italia ha già imparato anche questo: i fatti valgono molto di più delle parole. Complimenti.

La Nazione intervista Nikola Kalinic

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