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Klose saluta la Lazio. Domenica la sua ultima partita

Klose saluta la Lazio. Domenica la sua ultima partitaMiroslav Klose (lapresse) ROMA – “Lo vedi questo calciatore? È una leggenda, si chiama Miroslav Klose. E pensa, per 5 anni della sua carriera è stato un calciatore della Lazio”. Chissà, tra una trentina d’anni, quanti nonni si metteranno a raccontare ai nipotini le gesta di questo campione che già oggi, seppur sia ancora in attività, è considerato a tutti gli effetti un mito della storia del calcio. Domenica contro la Fiorentina, Klose giocherà la sua ultima gara con la maglia della Lazio. Per l’occasione la società ha organizzato il “Klose-day”, abbassando i prezzi di tutti i settori (bastano 5 euro per entrare in Curva e Distinti) e invitando la gente a mettere da parte almeno per questa partita contestazione contro Lotito e protesta verso le barriere divisorie.

PAGINE IMPORTANTI – Ne ha già scritto pagine importantissime, in particolare quelle con la maglia della Germania (non proprio una nazionale qualsiasi, insomma) di cui è il secondo giocatore con più presenze (137) dietro solo Lothar Matthäus (150), marcatore più prolifico di sempre con 71 gol, nonché capocannoniere assoluto dei Campionati del Mondo con 16 centri su 4 partecipazioni. Un campione che solo una settimana fa è stato invitato dalla Fifa ad apporre la sua firma sul “Muro dei Campioni” nel Fifa World Museum. 
 

CAMPIONE DI UMILTÀ – Basterebbero questi dati per comprendere l’importanza che riveste questo giocatore, ma Klose è molto di più di certi numeri. Già, Miro è una leggenda atipica, poco avvezza alla luce dei riflettori, estremamente umile, professionista vero: insomma il classico esempio da mostrare ai bambini che si avvicinano a questo sport. Quando parla dei suoi record (e lo fa solo se pungolato), tende sempre a sminuirli: “Non importa se ho superato Gerd Müller nella classifica dei cannonieri di sempre della Germania. E poi lui i suoi gol li ha fatti in meno partite rispetto a me (68 in 62 match, ndr)”. O ancora, quando parla invece del record di gol nella fase finali dei Mondiali: “È bello aver superato un campione come Ronaldo, ma anche io sarò sorpassato a breve dal mio connazionale Thomas Müller, ne sono certo”. Considerando che parla di uno che a 26 anni è già a quota 10, lo scenario è più che plausibile. Ma ciò non può certo cancellare ciò che ha fatto Klose. Che non si cura di certi dettagli, non fa pesare il suo nome e i suoi numeri. È per questo che quando finiscono gli allenamenti nel centro sportivo di Formello, capita spesso di vederlo con la sacca sulla spalla, intento nel raccogliere tutti i palloni sparsi sul campo. Succede anche di guardarlo mentre interrompe la seduta per soffermarsi a parlare per minuti interi con i giovani della Primavera e spiegargli un determinato movimento. PROFESSIONISTA ESEMPLARE – È un tipo estremamente particolare Miroslav. Quando sente un fastidio, ad esempio, prende l’aereo e vola in Germania dal suo dottore di fiducia. E quando vuole rilassarsi, prende la sua auto all’alba e se ne va a pescare (sua grande passione) in qualche laghetto sperduto. Si differenzia dagli altri campioni anche per la cura, a tratti maniacale, del suo fisico. Così, se qualcuno lo contatta verso le 19.30/20, è probabile che si senta rispondere: “Ci sentiamo domani, sto per andare a dormire”. E lo sta facendo per davvero. Non fa sconti a nessuno Klose, nemmeno al suo ex ct Loew, che qualche anno fa era venuto a Roma per salutarlo e mangiare un boccone insieme, salvo poi dover cambiare piani e rinunciare alla cenetta: Miro aveva preferito rinunciare, mandando solo moglie e figli per non deconcentrarsi dalla partita con la Lazio che avrebbe disputato il giorno successivo. È lui, poi, che ha introdotto la terapia dell’immersione nella vasca di ghiaccio prima e dopo ogni partita o allenamento. Una pratica che facilita il recupero muscolare, dilata il diametro dei vasi sanguigni, riduce le infiammazioni e le conseguenze dei traumi di gioco. E così, ogni giorno migliaia di cubetti arrivano nel centro sportivo di Formello appositamente per il campione tedesco e per i tanti compagni che hanno deciso di seguirne l’esempio. 

NELLA STORIA DELLA LAZIO – A primo impatto, con quello sguardo rapace e il viso dai lineamenti duri tipicamente teutonici, pure lo stesso Klose sembra di ghiaccio. Ma con il passare degli anni ha imparato a sciogliersi, ha mostrato i suoi sentimenti. Come quando si è commosso, nelle vesti di “docente” all’Università Europea di Roma, parlando agli studenti del suo connazionale Michael Schumacher. Oppure come quando, dopo la partita con il Carpi, è stato beccato con gli occhi lucidi alla notizia del gol dell’amico Luca Toni, conosciuto ai tempi del Bayern Monaco. O ancora come quando sbatte forte il pugno sullo stemma della Lazio dopo i suoi gol. Può sembrare un gesto banale, uno di quelli che fanno in automatico tanti giocatori. Ma per Klose non è certamente così. No, se il tedesco fa o dice qualcosa (e soprattutto in Italia lo fa molto di rado) è perché lo pensa. E la Lazio gli è entrata sul serio nel cuore. Non potrebbe essere altrimenti, visto che proprio contro il Carpi, dove ha realizzato il suo sesto gol nelle ultime sei partite giocate, la Biancoceleste è diventata la squadra di club con la quale ha segnato e giocato di più in carriera: ben 11393 minuti distribuiti in 170 presenze, arricchiti da 63 reti, proprio come quelle segnati con la maglia del Werder Brema. 
 
DOMENICA IL “KLOSE-DAY” – Domenica è la sua domenica. L’appello lanciato dal club al momento non è stato raccolto, appena 3000 i biglietti venduti. Un dato avvilente e sconfortante, che un campione così non merita. L’addio di Miro ha diritto a ben altro scenario. E poi quanto potrà mai essere bello ed emozionante, tra trent’anni, raccontare ai nipotini: “Lo vedi questo calciatore? È una leggenda, si chiama Miroslav Klose. Pensa, per 5 anni della sua carriera è stato un calciatore della Lazio. E il giorno del suo addio io ero lì ad applaudirlo”.

ss lazio

serie A
Protagonisti:
miroslav klose

Fonte: Repubblica

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