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Udinese-Carpi 1-2: Verdi firma un successo inutile, emiliani in B

UDINE – Alla Dacia Arena il campionato si chiude con una partita vera, ma il successo del Carpi sull’Udinese è amaro per i biancorossi, che retrocedono comunque in Serie B, condannati dal successo del Palermo sul Verona. D’altro canto, i tifosi bianconeri non si dannano troppo l’anima per questo ko: se lo stadio era pieno, era solo per salutare Totò Di Natale, che oggi ha scritto l’ultima pagina di un romanzo d’amore lungo 12 anni. Lo fa con l’ennesimo gol, nella ripresa, trasformando un rigore concesso (per non dire regalato) da Mazzoleni, che alla fine sarà ricordato di più della bella doppietta di Simone Verdi, che ha tenuto in piedi fino all’ultimo le speranze di salvezza della squadra di Castori.

PANCA PER DI NATALE, VERDI PREFERITO A MBAKOGU – Per la standing ovation da tributare ai partenti Pasquale, Domizzi e soprattutto Di Natale, De Canio rinvia l’appuntamento al secondo tempo: nessuno dei tre parte titolare nel 3-5-2 del tecnico lucano, anche lui ai saluti. Davanti ci sono Thereau e Zapata, mentre a Bruno Fernandes e Ali Adnan spetta il compito di spingere sulle corsie. Castori, dal canto suo, ha la squadra decimata dalle squalifiche di Lollo, Poli, Letizia e Romagnoli: il tecnico biancorosso può contare su Zaccardo, mentre in attacco sceglie a sorpresa Verdi al fianco di Lasagna.

VERDI FA TUTTO IN DUE MINUTI – L’avvio di gara, in verità, è tutto di marca bianconera: il Carpi sembra crederci poco mentre l’Udinese, che non ha più l’assillo del risultato, gioca in scioltezza e va vicino al gol in più di un’occasione. Gli ospiti si vedono con Lasagna, che approfitta di un malinteso tra Danilo e Karnezis per provare l’eurogol dai pressi della bandierina. Al minuto 36, però, la partita cambia: Mazzoleni accorda il rigore per un contatto Felipe-Lasagna. In panchina è un momento di paura, Mbakogu (reduce dai due rigori sbagliati con la Lazio) resta a guardare impietrito. Verdi si incarica della trasformazione e non sbaglia. Due minuti dopo, il giovanotto scuola Milan si ripete, con un gran gol propiziato da una serie di finte che ubriaca Danilo, prima del sinistro che fulmina Karnezis.

BIANCONERI FURIOSI CON MAZZOLENI – Tra i due gol biancorossi, c’è il rosso a Cyril Thereau: l’attaccante eccede nelle proteste dopo il penalty e Mazzoleni gli mostra la via degli spogliatoi. La rabbia del pubblico di casa, già irritato per il rigore e per l’inferiorità numerica, sale ulteriormente quando il fischietto bergamasco nega la massima punizione a Fernandes, per un intervento da parte di Crimi. Si va al riposo in un’atmosfera cupa, tra i fischi di protesta dei sostenitori bianconeri e lo scoramento dei calciatori biancorossi, consci della sostanziale inutilità del loro successo.

BIANCOROSSI CON L’ORECCHIO TESO – Nel secondo tempo si assiste ad uno spettacolo surreale: l’attenzione dei tifosi delle due squadre (e anche di molti giocatori) è concentrata in luoghi ben diversi dal campo. I sostenitori di casa guardano la linea laterale, aspettando di potersi godere per l’ultima volta le giocate di Totò Di Natale, mentre i tifosi ospiti si dividono tra smartphone e tablet per avere aggiornamenti dal Barbera. Il gol di Viviani, per il momentaneo 1-1 del Verona, fa esplodere i sostenitori biancorossi alla Dacia Arena, ma la festa dura soli tre minuti: il gol di Maresca e il successivo 3-1 firmato Gilardino cancellano le speranze di salvezza.

TOTÒ SALUTA CON GOL – Continua a giocare a tutta Verdi, che va vicino alla tripletta in due occasioni ma poi sbaglia la cosa più facile, un assist per Lasagna liberissimo in contropiede. Poco lavoro per Colombi, col solo Zapata a cercare la via del gol. Poco dopo la mezz’ora, però, comincia un’altra partita: è quella di Totò Di Natale, accolto dall’urlo del tifo friulano. Da quel momento è lecito attendersi che tutta la squadra giochi per regalargli l’ultimo gol in bianconero: bastano due minuti, l’assist vincente arriva da… Mazzoleni. Il fischietto bergamasco concede un penalty a dir poco generoso, per un presunto fallo di Porcari su Widmer, e il fantasista napoletano lo trasforma senza difficoltà (Colombi neanche ci prova a parare), siglando il suo gol n.209 in serie A, il 191/o con la maglia dell’Udinese.

FINALE SENZA SCOSSONI, POI LE LACRIME – Ad accendere il finale ci pensa il gol di Pisano a Palermo, che invoglia i biancorossi ad attaccare, quantomeno per tenere la palla lontana dalla propria area. Di Gaudio impegna Karnezis in pieno recupero, è l’ultimo sussulto. Finisce così, con i giocatori ospiti tristi ma applauditi dai propri tifosi, per aver onorato nel migliore dei modi la prima, storica, annata in Serie A. Spazio, poi, alla commozione dei bianconeri: prima il giro di campo di Maurizio Domizzi e Giovanni Pasquale, poi le celebrazioni per Totò Di Natale, capitolo finale di una storia fatta di 445 partite e 227 gol, di due titoli di capocannoniere e di una storica qualificazione alla Champions League. È un momento fatto d’amore, di un amore che non finisce, tra un uomo del Sud dalle giocate geniali e una terra che l’ha adottato, coccolato e idolatrato.
 
UDINESE-CARPI 1-2 (0-2)
UDINESE (3-5-2): Karnezis 6; Piris 6, Danilo 5.5, Felipe 5.5; Widmer 6 (45′ st Domizzi sv), Badu 6, Lodi 5.5, Bruno Fernandes 6.5 (33′ st Di Natale 6.5), Ali Adnan 6 (1′ st Pasquale 6); Thereau 5, Zapata 5.5 (97 Meret, 34 Iniguez, 11 Domizzi, 17 Armero, 21 Edenilson, 88 Matos, 19 Guilherme, 99 Balic, 55 Hallfredsson, 18 Perica). All.: De Canio
CARPI (3-5-2): Colombi 6; Zaccardo 6, Suagher 6.5, Gagliolo 5.5; Sabelli 6, Martinho 6 (40′ st Cofie sv), Crimi 5.5 (14′ st Porcari 6), Bianco 6, Pasciuti 5,5; Verdi 7.5 (36′ st Di Gaudio sv), Lasagna 6.5 (27 Belec, 36 Daprelà, 58 Fedele, 16 De Guzman, 99 Mbakogu, 14 Gnaorè, 77 Ceci). All.: Castori
ARBITRO: Mazzoleni di Bergamo
RETI: nel pt, 35′ Verdi (rig.), 38′ Verdi; nel st, 34′ Di Natale (rig.)
RECUPERO: 0′ e 3′
ANGOLI: 5-3 per l’Udinese
ESPULSO: Thereau al 36′ pt per proteste
AMMONITI: Gagliolo, Crimi, Felipe, Badu per gioco falloso
SPETTATORI: 20 mila circa

serie A

udinese
carpi calcio
Protagonisti:

Fonte: Repubblica

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