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I cinesi siamo noi: Icardi lancia la moda del “no”

Il proprietario dell’Inter Zhang Jindong tra il capitano Mauro Icardi e l’allenatore Stefano Pioli (foto da Instagram)

Dopo il “rifiuto” del capitano interista all’offerta del Tianjin Quanjian di Fabio Cannavaro è arrivato anche quello di Kalinic, che ha scelto di rimanere a Firenze e, dunque, in serie A, che torna decisamente di moda. E la battuta di Antonio Cassano è da commedia all’italiana: “E che ci vado a fare là?”

“Steven, figlio mio, stanotte ho avuto un terribile incubo: i cinesi venivano a Milano e ci portavano via Icardi. I cinesi, capisci?!”. “Daddy, rilassati. Il Mauro l’è un bravo fioeu. E poi guarda che i cinesi siamo noi, sveglia…”. Sono trascorsi pochi giorni dalla “grande paura” di perdere il loro campione – abbiamo provato a immaginare il risveglio di Mr Zhang e del rampollo di casa Suning in versione “bauscia” – e il “no” dell’accoppiata Wanda-Maurito al Tianjin Quanjian di Fabio Cannavaro sembra avere lanciato una moda, direttamente dalla capitale del fashion: anche Nicola Kalinic ha scelto di rimanere alla Fiorentina (rifiutando un contratto da 12 milioni di euro netti a stagione per i prossimi tre anni) e in Inghilterra Dimitri Payet ha fatto lo stesso con l’Hebei China Fortune (che avrebbe sborsato 500mila sterline a settimana per il francese).

Totò e Cassano a Pechino. Uno come Antonio Cassano, ancora oggi, a 34 anni “suonati”, in Cina impiegherebbe due secondi a diventare un idolo (potrebbe farlo tranquillamente anche in serie A, ha appena rifiutato le avances del Palermo). Ma nella vita c’è un tempo per tutte le cose, e per il talento barese – che attende con fiducia la risoluzione del contratto con la Sampdoria – la moglie e i figli rappresentano il suo autentico tesoro. E a questo proposito ieri ci ha regalato una battuta degna della migliore commedia all’italiana: “Andare in Cina? E che ci vado a fare là?”.

Ma i cinesi, non eravamo noi? Ecco, un segnale dovrebbe arrivare anche dai calciatori. Perché le “colpe” – nel caso di un’eventuale cessione – non potranno poi essere addossate ai proprietari del club, per quanto ambiziosi e già realmente affezionati ai brand, come nel caso dell’Inter. Sono pur sempre uomini d’affari, e non potremmo biasimarli di fronte alla famigerata offerta “monstre”. Inoltre, sarebbe anacronistico parlare di paradosso, di un corto circuito geopolitico, se “i cinesi” venissero a fare shopping a Milano “dai cinesi”. Insomma, alla fine a rimanerci “fregati” sarebbero soltanto i tifosi. Steven potrebbe chiamarsi tranquillamente Stefano e una “crisetta” d’identità sarebbe legittima anche per lui, che non è nato a Nanchino ma a Sesto San Giovanni, che ormai l’è l’istess. “Ma come, dovevamo conquistare il mondo e adesso vendiamo? E poi a chi, alla Cina? Ma i cinesi, non eravamo noi?”.

Fonte: SkySport

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