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Lazio, Inzaghi come Sarri: è il tecnico dei fedelissimi

Lazio, Inzaghi come Sarri: è il tecnico dei fedelissimiMilinkovic e Inzaghi (agf) ROMA – Il diktat di Simone Inzaghi ai suoi giocatori è sempre lo stesso: ragionare partita per partita. È seguendo questa logica che la Lazio oggi si trova al quarto posto e in finale di Coppa Italia, senza ricorrere praticamente mai al turnover di massa (se non quello obbligato da squalifiche e infortuni) e facendo giocare sempre gli uomini migliori. 

INZAGHI E I SUOI 12 TITOLARI DI MOVIMENTO – Sì, Inzaghi è l’uomo che ha lanciato in prima squadra i suoi ex allievi in Primavera (Prce, Tounkara, Crecco, Rossi, Murgia, Lombardi e Strakosha), così come ha cercato di dare a ogni elemento della sua rosa un’opportunità (il gol di Luis Alberto contro il Genoa ne è ulteriore testimonianza), ma alla fine a giocare sono sempre i soliti 12-13 titolari: a eccezione dei due portieri Marchetti e Strakosha, che si sono suddivisi equamente il minutaggio tra i pali, sono proprio 12 i giocatori nella rosa ad aver superato (tra campionato e Coppa Italia) i mille minuti stagionali: i difensori centrali Wallace, Hoedt, de Vrij, i terzini Basta e Radu, i centrocampisti Milinkovic, Parolo, Biglia e Lulic, gli esterni d’attacco Felipe Anderson e Keita, più il centravanti Ciro Immobile. Eccolo, lo zoccolo duro sul quale l’allenatore biancoceleste ha costruito la cavalcata che finora ha portato la Lazio a essere la rivelazione di questo campionato e che conferma. 

IMMOBILE E PAROLO I DUE “TITOLARISSIMI” – Anche all’interno di questa selezione dell’organico, si possono individuare poi i titolatissimi, come Immobile (3048) e Parolo (3014), unici ad aver già superato i 3000 minuti in questa annata calcistica, con Felipe Anderson (2813), Milinkovic (2555), Lulic (2400), Radu (2311), Biglia (2214), de Vrij (2211) e Basta (2092) a seguire, capaci di tagliare il traguardo dei 2000. Tra i restanti che sono arrivati oltre i mille, ci sarebbe stato probabilmente anche Cataldi, se non fosse andato via a gennaio per trovare “maggiore spazio” nel Genoa. Il giovane centrocampista romano, cresciuto nel settore giovanile della Lazio, aveva chiesto alla società di cederlo in prestito in Liguria, per ottenere più minutaggio rispetto a quello che gli era stato concesso fino a quel momento da Simone Inzaghi (556′). La sua esperienza in rossoblù però non è stata finora così diversa (695′), colpa anche di un andamento del Grifone tutt’altro che esaltante. 

I TIFOSI SCARICANO CATALDI – Nell’ultima di campionato la strada di Cataldi si è incrociata nuovamente con quella della Lazio e al momento del gol di Pandev del momentaneo 2-1 (con tanto di solita esultanza polemica del macedone verso la società biancoceleste, da cui si è lasciato solo dopo estenuanti beghe legali), anche lui si è unito ovviamente nella celebrazione con i suoi compagni di squadra. Un particolare che non è piaciuto al settore organizzato dei tifosi della Lazio, che con un comunicato lo ha invitato a “restare a Genova, perché ora, nella Lazio, non c’è più posto”. Qualche ora dopo è arrivato un’altra nota ufficiale, stavolta da parte del manager del ragazzo: “La situazione è paradossale. I tifosi del Genoa accusano Cataldi di pensare troppo alla Lazio. I tifosi biancocelesti gli augurano di rimanere a Genova perché ‘feritì da un’esultanza col grifone. Onestamente credo che qualcuno si stia divertendo a strumentalizzare la parentesi genoana di Danilo”.

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Fonte: Repubblica

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