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Inter, Pioli “salvato” dal Napoli. Serve Conte per la rivoluzione culturale

MILANO – E alla fine erano persino contenti così, o almeno quasi sollevati: avevano perso soltanto 1-0, e temevano di peggio, gli eroi interisti. Lo stadio ha fischiato in modo tutto sommato lieve, la curva non è insorta (ha preferito convogliare le sue ire e i suoi ululati su Koulibaly) e in fondo la sconfitta è stata meno grave del previsto, anche se sconfitta è stata, quindi bisogna ringraziare il Napoli e il suo narcisismo. In tali abissi è precipitata l’Inter, e in poche settimane, che la morale dello 0-1 col Napoli è stata proprio questa: pensavamo peggio. Pensava e temeva peggio anche Pioli, che di fatto ha salvato la panchina per quel che resta della stagione. Già perché se lo 0-1 fosse stato uno 0-3, per dire, ossia un risultato che avesse rispecchiato meglio l’enorme forbice che si è vista in campo tra le due squadre, è probabile che la dirigenza avrebbe preso la decisione di esonerare Pioli e di sostituirlo con Stefano Vecchi, il tecnico della Primavera. Ma le proporzioni numeriche della sconfitta, tutto sommato sostenibili, hanno salvato apparenze, panchina e altarini vari.

INTER-NAPOLI: I GOL / LE PAGELLE
 
Eppure qualcuno dovrà assumersi le responsabilità del crollo verticale delle ultime settimane, un crollo vergognoso, praticamente l’Inter ha smesso di giocare e di impegnarsi, lo hanno fatto senz’altro i suoi giocatori in campo e negli allenamenti, chissà quanto lo staff tecnico. Ma è certo che la classifica parziale delle ultime sei partite, in cui l’Inter ha colto solo due pareggi e quattro sconfitte, racconta che i nerazzurri sono al penultimo posto in serie A, dietro hanno solo il Pescara che ha conquistato un solo punto; è certo che sei partite in fila senza vittorie non si verificavano dal febbraio 2012; è certissimo che l’Inter non rimaneva senza segnare in una partita casalinga dal gennaio 2016, 0-1 col Sassuolo. Ed è altrettanto sicuro che la gestione Pioli è naufragata senza gloria da fine febbraio in poi, dalla sconfitta con la Roma in poi, non a caso una partita che era stata segnata in modo chiaro dagli errori dell’allenatore. Che alla fine, come si paventava dall’inizio, ha avuto poco nerbo, poca lucidità, forse anche poca fortuna, nelle partite più importanti. La sua Inter ha infatti perso sempre con le grandi: due sconfitte col Napoli, una con la Juventus, una con la Roma, più due pareggi contro il Milan e almeno una vittoria contro la Lazio prima di Natale (anche se poi la Lazio si vendica eliminando l’Inter di Pioli nei quarti di Tim Cup, e a San Siro). Insomma, Pioli ha perso il bandolo sul più bello, e sempre contro gli avversari più impegnativi. Responsabilità sua, ovvio. Ma anche i giocatori hanno mollato troppo, tutti, e troppo di schianto, e in un modo che per professionisti di quel livello appare strano, o quantomeno vergognoso. Sono crollati in modo ingiustificabile. E nessuno è riuscito a porre rimedio.

Ecco perché il gruppo Suning, proprietario del club, ha deciso già da tempo che è necessaria una rivoluzione culturale all’interno della prima squadra. Si vuole affidare la guida tecnica a un allenatore che prenda possesso di tutto con il suo staff, un allenatore di nerbo e di sicuro rendimento, uno che già da solo, col suo carisma e le sue qualità, sia in grado di portare aria nuova e risultati. E’ l’identikit perfetto di Antonio Conte, non a caso. Dal quale ci si attende una risposta nelle prossime settimane. Intanto gli si è preparato il campo avvicinandosi a Gabriele Oriali, il cui ritorno nel club appare imminente. Il resto, forse, verrà da sé. Il bello, perché l’Inter è un pazzo pazzo mondo, è che c’è qualcuno, nel club, che non vede di buon occhio l’arrivo di Conte e di Oriali, perché quel qualcuno sa che i suoi spazi di manovra all’interno della società verrebbero assai limitati. Anche questa è l’Inter. Ed ecco perché una rivoluzione culturale è davvero necessaria e improcrastinabile.    Inter

serie A
Protagonisti:
Stefano Pioli

Fonte: Repubblica

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