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Corbo: “Metà passaporto per i gironi di Champions. Ma il Napoli è lento: avanti chi è in forma”

Sarri dice che manca lucidità sotto porta. Ma è soddisfatto. E rivela di aver portato molti centrocampisti in panchina perché temeva in quel settore la fatica. Dà proprio lui un tema: non sarebbe stato meglio mettere giocatori più freschi a centrocampo, visto Hamsik? Zielinski, esempio. Ma c’è tempo per parlarne. E Sarri anticipa che per sabato, inizio di campionato a Verona con l’Hellas, cambierà qualcosa. Bene così. Giro volentieri il commento scritto per Repubblica Napoli.

Più che il Napoli, è il Nizza che che si impiglia nel metal-detector della frontiera europea di Champions. Si fa espellere due giocatori, l’unica punta Plea per doppio giallo ed il violento Koziello per un volgare intervento di Zielinski, ecco uno che in panchina sta scomodo. I due gol fanno prevedere un viaggio senza troppe ansie in Costa Azzurra il 22. Né il Nizza sembra pericoloso come il Napoli paventava, esagerando.
Una magia di Mertens cambia due volte la partita. La schioda subito dal pareggio, ma la blocca un secondo dopo, lasciando pensare che tutto sia già definito, che non possa più reagire il sopravvalutato Nizza, semmai subire solo il costante possesso palla del Napoli. Si viaggia in questa illusione per tutto il primo tempo, con il Napoli che domina ma non morde, che non si accorge della superiorità numerica a centrocampo, né Sarri riesce a convincere Jorginho a modificare la sua posizione, ad uscire dalla sua inutile prudenza, a smettere di fare da schermo alla difesa ben diretta da Albiol, essendo poi tutto il Napoli sbilanciato in avanti ed il Nizza compresso.
Lo svizzero Lucien Favre ha lasciato che il Napoli esasperasse i valori della sua squadra. Che si diffondessero tensioni e pregiudizi in quella che è stata la più spettacolare formazione dell’ultimo campionato italiano. Il Napoli evidentemente temeva se stesso, la sua precaria condizione, l’imprecisione sotto rete. Favre presenta infatti un Nizza fin troppo accorto, un ibrido tra 5-3-1-1 ed un 4-5-1. Allarga la linea difensiva con Jallet a destra, facendo subito intendere che il suo obiettivo è ostruire la catena di sinistra, ieri non più micidiale. Per non rinunciare ad un solo sussulto offensivo, puntato su Allan Saint Maximin, che coniuga velocità e cambi di direzione per disturbare la difesa del Napoli. Annunciato a destra, taglia in orizzontale in campo, lasciando a Ghoulam un dilemma: lo seguo o me infischio? Propende per la seconda ipotesi, ma non avvia bene la turbina di sinistra, mancando nel congegno ben due dei tre elementi cardine. Hamsik il primo: logorato dalle euforizzanti interviste estive, è ancora lontano da una forma sufficiente. Suo malgrado, deve sostituire nella ripresa proprio il capitano. Il leader. Il regista. L’altro, Insigne. Perfido il passaggio per ispirare quella magia a Mertens, ma opaco il contributo del fantasista di Frattamaggiore. Fiochi i tiri. Stancano gli allenamenti, il calcio, ma a volte anche responsabilità, promesse ed elogi.

Vale per Insigne come per altri, che hanno serenamente imposto il controllo del gioco, il possesso palla, la leadership. Ma è evidente per oltre un’ora la delusione di Sarri e dei tifosi, rilevando che la complessiva superiorità tecnica del Napoli per troppo tempo non favoriva il raddoppio. La collezione di corner rileva ad inizio di ripresa anche un certo disagio dei francesi nel gioco alto, ma si preferisce non azzardare un cambio di modulo, con l’esclusione di Jorginho per il gigante Milik. Un azzardo, certo. Perché la partita offre proprio a Jorginho il colpo di teatro: il rigore del raddoppio, accordato a Mertens dopo quello negato nel primo tempo, quando l’arbitro ha preferito punire Albiol per un appoggio su Jallet e non il successivo fallo di mano del terzino francese. Il 2-0 vale oltre metà del passaporto per i gironi di Champions. Con fatica, ma se l’è meritato.

Antonio Corbo per repubblica.it

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