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Renato, “bidone” che potrebbe diventare campione

Fenomeno di autostima

Capello lungo, camicia sbottonata, vezzo a cui non riesce a rinunciare neanche oggi, in campo i calzettoni rigorosamente abbassati, da buona ala che ama il dribbling quasi come se stesso e che nelle sue giocate meravigliose si specchierebbe all’infinito. Sbarca così, a Roma, nell’estate 1988, pagato da Dino Viola 3 miliardi di lire, atterrando a Trigoria in elicottero tra lo stupore dei compagni convinti anche dall’impatto scenico che il presidente abbia acquistato un campione assoluto. I titoli, poi, sembrano dargli ragione: dall’altra parte del mondo, con il Gremio, ha vinto la Libertadores e l’Intercontinentale, decidendo la finale contro l’Amburgo con una doppietta, per non parlare della Seleçao, che se lo coccola come si fa solo con i grandissimi. Gli altri titoli, quelli sui giornali, si sprecano: inevitabile il gioco di parole “Re Nato”, che lo incorona miglior colpo del mercato.

Liedholm, che ne aveva caldeggiato l’acquisto e al quale viene affidato per l’addestramento tattico necessario a giocare in Italia, commenta: “È secondo solo a Gullit” (che, secondo altre versioni, diventa “È il Gullit bianco”), lui si affretta a correggerlo: “Sono più forte di Gullit e di Maradona”. Un tipo che ama spararle grosse, una specie di Zlatan Anni Ottanta in quanto ad autostima, con in più però una passione sfrenata per la bella vita e le belle donne. Tutt’altro che dicerie, da lui stesso confermate alla presentazione ufficiale con l’ennesima battuta da film: “Più che i terzini, dovranno essere le loro mogli a stare attente a me”.

Fonte: Sky

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