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Guarin: “Inter, tornerei subito”

‘Certi amori non finiscono’. Frase a volte scontata e troppo spesso abusata, ma mai pertinente come nel caso di Fredy Guarin nei confronti dell’Inter. Passato allo Shanghai Shenua nel gennaio 2016, il centrocampista colombiano non ha mai dimenticato i colori nerazzurri, tanto da voler tornare a giocare a Milano. Ad affermarlo è lo stesso Guarin, intervenuto nel corso di un’intervista esclusiva ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. “L’Inter per me è una famiglia, una seconda casa. In nerazzurro tornerei subito – ha ammesso Guarin -, e per me l’ingaggio sarebbe l’ultimo dei problemi. Anzi, pur di tornare accetterei anche di percepire un quinto del mio ingaggio attuale. Con Ausilio ne ho già parlato l’anno scorso, nell’estate in cui ci fu l’addio di Roberto Mancini. In panchina arrivò de Boer e c’era parecchia confusione, ma io volevo tornare. Purtroppo non fu possibile, ad impedirlo furono le condizioni economiche”.

La trattativa con la Juve? Mi chiamavano traditore, ma io volevo restare…

Un’avventura, quella nerazzurra, caratterizzata da parecchi alti e bassi e che poteva terminare già nel gennaio 2014, quando Guarin fu ad un passo dalla Juventus nell’ambito di uno scambio con Mirko Vucinic. “Io volevo rimanere, ma fu Mazzarri, l’allenatore di allora, a spingere per la mia cessione. Lui puntava su Vucinic – ha raccontato il colombiano – ed era pronto a fare a meno di me. La Juventus mi voleva già nel gennaio 2012, quando arrivai in Italia. Io però avevo già fatto la mia scelta, volevo restare in nerazzurro. Ma quando l’allenatore ti dice chiaramente che devi andare via, diventa inevitabile fare anche un altro tipo di valutazioni. Sarei andato nella squadra più forte ed anche nell’anno della finale di Champions a Berlino, ma non ho rimpianti e sono felice di essere rimasto all’Inter. Non fu semplice per nessuno, in quel periodo mi consideravano un traditore. La mia famiglia e i miei amici soffrivano, io ancor più di loro. Per fortuna tutto si sistemò e ad essere decisivo per la mia permanenza, oltre a Zanetti e Cordoba, fu Moratti, che per me è come un padre. Poi non dimentico la manifestazione d’affetto della Curva per non farmi andare via: quello rimane l’episodio più bello dei miei anni in nerazzurro, insieme al primo gol in assoluto, in Europa League contro il Vaslui. La rete del derby contro il Milan? Quella non è nemmeno da considerare, va oltre ogni cosa”. Nel gennaio 2016, invece, la cessione in Cina: “Furono chiari, serviva una partenza importante per rientrare nei parametri del Fair Play Finanziario. Io e Icardi eravamo gli unici con un valore economico importante e la società aveva bisogno di denaro. Mancini cercò di trattenermi, è un grandissimo professionista ed un amico. Non sono pentito, quella in Cina la considero come un’avventura per il mio futuro. Certo, l’Italia mi manca, c’è nostalgia e l’Inter è sempre nel mio cuore. Ma per ora va bene così. Ho rinnovato con lo Shanghai, ma non so cosa farò più avanti…”.

Fonte: SkySport

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