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Dal calcetto alla Champions: chi è Ben Yedder

Ben Yedder è riuscito così ad emergere nel calcio europeo cucendo i punti di forza e i limiti ereditati dal futsal sul ruolo della prima punta, interpretandolo in maniera originale e legittimando l’intuizione di Casanova. Il ruolo di prima punta gli permette più degli altri di ridurre il suo spazio d’azione: Ben Yedder non è certo una punta moderna, “di manovra” come vengono comunemente definite, e deve essere necessariamente inserito in una squadra associativa che cerca di arrivare in porta gradualmente con il possesso. Ma gli va dato il merito di essere riuscito a sopravvivere nel calcio a 11 trovando un modo per esprimere il suo talento.

«Al contrario del futsal», dice Ben Yedder «nel calcio devo sfruttare anche gli spazi ampi. Mi ci è voluto del tempo per adattarmi, soprattutto nel gioco lungo». La punta del Siviglia ha così ristretto il suo raggio d’azione in quella zona che va dalla trequarti all’area piccola. Quest’anno tutti i suoi gol sono avvenuti dentro l’area di rigore, così come praticamente tutti i suoi tiri (2.14 ogni 90 minuti su un totale di 2.34).

Restringendo il campo ad una sua piccola porzione, Ben Yedder si è ricostruito una comfort zone dove esprimere al meglio il suo gioco, al cui interno gioca proprio come un giocatore di futsal. Prima di entrare in area la punta francese si limita ad associarsi ai compagni più vicini con passaggi corti, semplici seguiti da un movimento a liberarsi alle spalle del diretto avversario. La media della lunghezza dei passaggi di Ben Yedder, per capirci, è la più bassa di tutto il Siviglia (12 metri), e una delle più basse di tutta la Liga.

I maggiori vantaggi del suo background iniziano però a diventare evidenti quando entra in area e soprattutto nel momento in cui riesce ad andare in uno contro uno con l’ultimo difensore prima del portiere. «Trovo che nel calcio a 11 sia meno complicato sfuggire alla marcatura dei difensori, perché nel futsal gli spazi sono molto più ridotti», dice Ben Yedder. Anche Kanouté, che ha visto il suo record di gol in Champions League segnati con la maglia del Siviglia frantumarsi di fronte alla stagione della punta francese, ha notato come il suo passato da giocatore di futsal abbia portato Ben Yedder «ad essere più bravo in spazi stretti di qualsiasi altro giocatore».

Ben Yedder è aiutato in primo luogo dalla possibilità di poter toccare il pallone con la stessa qualità con entrambi i piedi. Secondo Daniel Mendy, suo compagno di squadra nel Garges Djibson, Ben Yedder non è un ambidestro naturale, ma lo è diventato quando si è rotto il destro, in principio il suo piede naturale: «Voleva giocare così tanto che ha iniziato a giocare solo con il sinistro. E così il suo mancino è diventato forte come il destro».

Ma la peculiarità di Ben Yedder in area di rigore sta più che altro nel riuscire a ritagliarsi delle finestre spazio-temporali in cui tirare in porta che i difensori e i portieri non sono abituati a coprire. E deriva non tanto dalla capacità elusiva del dribbling, o dalla tecnica pura, quanto nel riuscire ad abbinare la preparazione al tiro al calcio vero e proprio nel modo più veloce e nel minor numero di tocchi possibile. Che poi è esattamente ciò che il futsal richiede per anticipare i tempi di reazione degli avversari, visto il campo ristretto e le porte più piccole. Se non si ha lo spazio necessario dove far passare il pallone, allora bisogna lavorare sul tempo.

Contro la Real Sociedad, ad esempio, ha segnato un gol riuscendo ad aprirsi lo specchio con una doppia finta di tiro, mettendo il pallone nell’unico spazio disponibile, cioè tra le gambe del portiere, con un tiro secco e potente. Il tutto viene fatto in appena tre tocchi consecutivi. In questo senso, quello che stupisce di Ben Yedder non è tanto la tecnica di calcio in sé quanto il fatto che riesca a far arrivare il pallone in porta in situazioni che normalmente sarebbero impensabili (non a caso è il giocatore dalla più alta accuratezza di tiro nel Siviglia, con l’unica eccezione di Sarabia).

Fonte: Sky

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