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Dzeko, Coutinho e l’importanza delle scelte giuste

Manolas, il gol dopo i due autogol

Dzeko gli ha dato la prima spallata dopo 6’; la seconda è arrivata da un altro che in quanto a fedeltà ha molto da insegnare; la terza, l’ultima, quella decisiva, è stata una testata. Manolas ha finito di sgretolare il muro blaugrana, e mentre urlava incredulo la sua gioia avrà ripensato anche lui alla sua sliding door, quella che a giugno l’avrebbe portato a giocare nello Zenit. Tutto già apparecchiato anche in quel caso: Mancini che lo voleva fortemente, un supercontratto che lo aveva convinto e la mano che si ferma sul più bello, al momento della firma. Manolas cambia idea, spiazza persino la Roma, qualcuno scrive che per il club giallorosso si tratta di un “autogol da 35 milioni”. Ne farà un altro, di autogol, all’andata contro il Barcellona: ma poi con quel colpo di testa restituisce tutto e con gli interessi. Dzeko-Manolas, i due che nel corso della gara di qualificazione al Mondiale tra Bosnia e Grecia avevano dimenticato di essere compagni di club, venendo alle mani, riuniti in un abbraccio nel segno di quelli che hanno vinto per il solo fatto di essere rimasti.

Avrà goduto di sicuro anche il “vecchio” Kolarov, che la “pazzia” di Di Francesco ha spostato qualche metro più avanti, sulla sinistra, per proporre un’apparentemente folle difesa a 3: in estate era stato proprio lui a chiedere la cessione al City, Guardiola aveva dovuto accettarne la scelta (“Vuole la Roma”) ma probabilmente senza capirla: la rivoluzione di Pep era stata studiata per costruire un club in grado di dominare la Premier ma soprattutto di arrivare tra le prime d’Europa. La Roma gli avrebbe garantito tanto? Nella serata in cui Guardiola e i suoi devono rinunciare al sogno europeo, Kolarov avanza con la Roma, a suon di discese e di coperture intelligenti, contro un Barcellona… in maglia “City”.

Fonte: Sky

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