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Napoli, il carattere della grande: perché il campionato è ancora aperto

Grazie Mertens, hai evitato con il pareggio una clamorosa beffa. Il Napoli avrebbe meritato i tre punti, deve accontentarsi del minimo contro la Roma. Una partita subito in salita. Bravi di solito a colpire gli avversari nel primo quarto d’ora e al primo errore, gli azzurri si sono ritrovati sotto dopo una manciata di minuti per uno sbandamento della linea difensiva che da tempo non si vedeva. Solitamente perfetto, Koulibaly ha perso la battuta (Dzeko il suo incubo) e al centro dell’area El Shaarawy si è trovato da solo, semplice mettere il pallone alla spalle di Ospina. La maledizione giallorossa (aveva conquistato due vittorie consecutive a Fuorigrotta) contro la quale si è scagliato con furore il Napoli. Una pressione costante, gli uomini di Ancelotti avevano la partita in mano però Milik non riusciva a sfruttare le palle gol messe a sua disposizione, nonostante tra i pali di Roma vi fosse il non impeccabile Olsen. Non si riusciva a rimettere la partita in equilibrio e si concedeva troppo spazio alla Roma, che in una delle rare giocate di rimessa sfiorava il raddoppio: provvidenziale il salvataggio di Albiol sulla linea. Sarebbe stato asssurdo andare sotto di due gol.
La Roma, dopo aver perso il perno De Rossi, infittiva la rete dei difensori e contro la muraglia gialla andava a sbattere la prima linea del Napoli, a cui Ancelotti aveva apportato una sostanziale correzione, togliendo il deludente Milik – combattivo ma con un difetto grave per un attaccante: impreciso al massimo – e inserendo Mertens per provare anche a scuotere Insigne, che bruciava i palloni capitati dalle sue parti. Calava progressivamente la lucidità degli azzurri, ce n’erano alcuni molto affaticati (Fabian Ruiz, alla terza gara consecutiva da titolare, è tuttavia riuscito a lottare e a giocare da campione) per la partita a Parigi, ma non la loro voglia di ribaltare l’incredibile corso di questa partita. Sembrava che la Roma potesse giocare la gara perfetta, chiudendosi nella propria area (contati fino a nove giocatori dietro alla linea della palla) e tentando il contropiede. Ancelotti, dopo aver puntato sulla rapidità di tocco e di idea di Mertens per riaprire la partita, inseriva Malcuit, più offensivo e coraggioso rispetto a Hysaj.
Una respinta di testa dopo l’altra, una serie di angoli, un paio di gol in fuorigioco. Sembrava tutto inutile. Ma all’ultimo respiro arrivava la rete del pareggio, la minima ricompensa per il Napoli che aveva giocato l’intera partita all’attacco contro un avversario che aveva pensato soltanto a barricarsi dopo il gol di El Shaarawy. Una combinazione ben riuscita tra Insigne (che numero il suo sulla linea), Callejon e Mertens, era suo il colpo decisivo per l’1-1. E a questo punto è improbabile che vi siano altri ballottaggi tra il belga e Milik: la vivacità e la qualità di Dries (e i gol: tre di fila) sono irrinunciabili per il Napoli, che ha evitato in extremis la beffa ed è a sei punti dalla Juve, a Empoli prima aiutata dall’arbitro Calvarese e poi trascinata da Cristiano Ronaldo. I fronti campionato e Champions sono aperti. Il gioco e il carattere di questa squadra – non ha mollato di un centimetro ed è stata padrona del campo – si sono visti anche ieri in quell’area romanista che sembrava stregata. Ancelotti può essere soddisfatto per il modo di vivere le partite che ha la sua squadra, che però deve essere più precisa e lucida sotto porta: costruisce tanto, ma ha una percentuale di realizzazione ancora non adeguata.

Francesco De Luca – IlMattino.it

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