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Milan, Gattuso ha blindato la difesa: ma per la Champions servono più gol

Solo tre reti incassate nelle ultime 9 partite, per puntare in alto però bisogna segnare di più. Martedì in coppa Italia altra sfida con il Napoli, Piatek può giocare dall’inizio

MILANO – Il lungo duello tra Milan e Napoli, due partite in quattro giorni a San Siro, ha archiviato una prima tappa indolore, con lo 0-0 del campionato. Però martedì, nei quarti di finale di Coppa Italia, dovranno esserci per forza un vincitore e un vinto. Gattuso e Ancelotti si sono dunque messi subito a pensare, già sabato sera negli spogliatoi del Meazza, a come andare avanti nel torneo che nessun allenatore considera ovviamente la priorità di una stagione, ma che altrettanto chiaramente nessuno può accantonare a cuor leggero. La scadenza ravvicinata consiglia un po’ di turnover e il Napoli, che sotto la gestione di Ancelotti ruota spesso i giocatori, è indubbiamente avvantaggiato, perché nel primo atto al Meazza si è potuto permettere di fare riposare gente come Hamsik, Allan, Diawara, Meret e parzialmente Ghoulam. Il Milan, invece, ha minore equivalenza tecnica tra i titolari e i loro potenziali sostituti: i dubbi sull’eventuale inserimento dall’inizio in Coppa Italia di Piatek, ancora in rodaggio ma promettente al debutto da metà ripresa, e di Castillejo, scalpitante, sono legati anche al recupero di chi ha giocato in campionato, mentre Conti non è entrato per colpa di un affaticamento muscolare e si candida per essere utilizzato ancora a partita in corso.

PIATEK ALLA TOMASSON – Tra i numerosi progressi di gioco va incluso l’esordio del centravanti polacco, che potrà alternarsi con Cutrone fornendo soluzioni offensive diverse all’interno nel 4-3-3, sempre più eletto a sistema di gioco principale da Gattuso: “Per il momento non prevedo di farli giocare insieme. Piatek mi ricorda Tomasson, ne ho parlato con Maldini, anche se è meno piranha nel pressing”. Il paragone contiene un duplice significato. Da un lato l’allenatore, assimilando il neoacquisto a una riserva di lusso come l’ex compagno danese, che si ritagliò comunque spazi adeguati nell’era di Shevchenko, Inzaghi e Kakà, vuole alleggerire Piatek dalle responsabilità e dalle attese generate dai 35 milioni di euro spesi per acquistarlo dal Genoa. Dall’altro gli detta un preciso compito tattico: deve migliorare nella caccia al pallone davanti all’area avversaria, aspetto essenziale nel gioco del Milan attuale. Il vero ostacolo tattico da superare, come ha ammesso Gattuso, riguarda infatti l’equilibrio tra impermeabilità difensiva e impatto offensivo. La squadra sta di nuovo sfoggiando la capacità, esibita l’anno scorso, di chiudere agli avversari ogni spazio. Lo dimostra con eloquenza il dato sui gol subiti: soltanto 3, dal 18 dicembre in poi, su 9 partite (le 7 di campionato contro Torino, Fiorentina, Bologna, Frosinone, Spal, Genoa e Napoli, più l’ottavo di finale di Coppa Italia con la Sampdoria e la finale di Supercoppa con la Juventus). In ben 6 di queste occasioni i rivali del Milan non sono riusciti a segnare e le difficoltà incontrate dei tre migliori attacchi italiani dopo quello dell’Atalanta (Juventus, Napoli e Sampdoria) dimostrano che la fase difensiva è tornata il punto di forza della squadra: lo era anche prima, malgrado il fatto che Donnarumma, per restare imbattuto, avesse dovuto aspettare l’undicesima giornata di campionato a Udine, e lo è a maggior ragione adesso che la fase dell’emergenza acuta sembra superata col graduale recupero della maggior parte degli infortunati. Ma Gattuso sa che, per sferrare l’attacco definitivo alla zona Champions, bisogna segnare di più (6 i gol all’attivo nelle ultime 9 partite), cioè sbagliare di meno sia nell’avvicinamento all’area altrui sia al tiro.

SOS ÇALA, ATTESO PAQUETA’ – L’allenatore non ha mostrato alcun rimpianto per Higuain, che avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello del Milan: “Basta parlare del passato, lui è andato al Chelsea e gli auguro tutto il bene, ma non fa più parte di questo gruppo”. Congedato il fuggiasco, si è lanciato in un’appassionata arringa di chi è rimasto e in particolare di Çalhanoglu, sulla cui cessione ha posto il veto. Il turco è stato fischiato dal pubblico al momento della sostituzione con Laxalt: “Non concepisco certi fischi e non mi riferisco soltanto ad Hakan: giocavamo contro il Napoli, mica contro una squadretta. Gli errori ci possono stare, anche se è ovvio che da lui e da Suso, che con Paquetà sono i più tecnici, la gente se li aspetta di meno. Su Hkan voglio ricordare che non fa mai giocate banali e rischiando è più facile sbagliare”.

Ugualmente Gattuso ha invitato i censori a una maggiore comprensione verso Kessié, che sotto porta non è certo implacabile: “Con tutti i chilometri che percorre e i palloni che recupera, se facesse anche gol tutte le volte che arriva in area sarebbe Pallone d’Oro”. Rimane, tuttavia, il nodo tattico di cui sopra. E’ vero che chiudere gli spazi agli avversari comporta sacrificio e fatica aggiuntivi per centrocampisti e attaccanti: “Quando non si prende gol, non è merito soltanto dei difensori e diventa inevitabile che chi corre tanto sia poi meno lucido in avanti”. Ma è all’altezza della trequarti che il Milan non riesce ancora a essere spietato: “La squadra deve sbagliare meno negli ultimi 35 metri, soprattutto a campo aperto. E’ il difetto da correggere”. L’appello sembra rivolto soprattutto ai giocatori di maggiore livello tecnico, quindi anche a Paquetà, superiore alle aspettative anche nella fase di copertura e di recupero del pallone, ma ancora un po’ sfarfalleggiante al tiro. Il prossimo gradino, nella crescita del Milan, forse lo può salire proprio il giovane brasiliano.

Fonte: Repubblica.it

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