OBIETTIVO NAPOLI

I fatti di campo della finale di Coppa Italia

NAPOLI COPPA ITALIA 2014Quando dopo il triplice fischio ci si ritrova ad alzare una Coppa, gli aspetti tattici che hanno caratterizzato il match passano ovviamente in secondo piano. Quello che conta nelle finali è infatti vincere e come lo si è fatto conta davvero poco. Maggior rilievo hanno gli incresciosi avvenimenti avvenuti prima del match e quel colpo d’arma da fuoco che ha ferito gravemente un tifoso azzurro, fatto quasi passare in secondo piano da media in malafede, più interessati ad enfatizzare malignamente le pur biasimevoli azioni degli ultrà napoletani nei momenti di surreale incertezza che hanno preceduto la gara.

L’Obiettivo Napoli, però, non è la sede adatta a proporre tematiche morali e sociologiche, che magari avremo pur modo di trattare nei prossimi giorni, in altre rubriche. Qui ci limiteremo alla consueta analisi degli aspetti tecnico-tattici della partita, dei fatti di campo, anche se stasera questi rivestono un ruolo di limitata importanza, come detto in apertura.

Il copione del match di stasera è stato abbastanza chiaro per tutti i novanta minuti: la Fiorentina ha tenuto il pallino del gioco per tutto il tempo, proponendo un continuo possesso palla a metà campo, giostrato dai tanti palleggiatori in mediana, riuscendo però solo raramente a trovare lo sbocco offensivo adatto, vista la totale mancanza di una punta di ruolo. Il Napoli, da parte sua, ha tenuto un atteggiamento più passivo, lasciando ai viola il possesso palla e proponendosi in letali fiammate in contropiede dopo aver recuperato palla. Con due azioni di questo tipo gli azzurri sembravano aver chiuso la gara già dopo i primi venti minuti, con il mortifero uno-due di Insigne, che sembrava poter aprire la strada ad una goleada partenopea, contro una Fiorentina che nella prima mezz’ora appariva molto molle nel suo possesso palla e poco attrezzata per opporre un adeguato filtro alle ficcanti ripartenze azzurre. Il gol un po’ estemporaneo di Vargas al 28° del primo tempo ha però dato nuova linfa alla squadra di Montella, che dopo la rete del 2-1 ha preso in mano le iniziative, proponendosi con maggiore presenza e pericolosità in campo. Il Napoli, invece, dal gol di Vargas è stato spaventato e ha iniziato ad assumere un atteggiamento eccessivamente rinunciatario e difensivista, anche nella ripresa, quando l’undici di Benitez si è spesso trovato a difendersi a ridosso della propria area di rigore addirittura con un 6-2-1-1 che vedeva sulla linea dei difensori anche i generosissimi Callejòn e Insigne. Quasi mai nel corso della ripresa la compagine partenopea è riuscita a ripartire con pericolosità e altrettanto rare sono state le palle recuperate da un centrocampo con Jorginho e Inler in netta difficoltà contro i tanti mediani viola. Il merito del Napoli è stato quello di saper soffrire e stringere i denti, anche quando è arrivata l’ingenua espulsione di Inler, che ha costretto negli ultimissimi minuti gli azzurri ad un maggior sforzo difensivo, fino alla rete in ripartenza di Mertens, arrivata nel finale, nel momento in cui la Fiorentina tentava l’ultimo sforzo per riagguantare il match.

La vittoria della Coppa Italia regala dunque una nuova dimensione ad una stagione azzurra che fino a stasera non era stata esaltante. Chiudere la stagione con un trofeo in bacheca darà alla società lo stimolo e la serenità per costruire in estate un Napoli che l’anno prossimo non potrà non puntare al vertice in campionato. Ovviamente, però, questa gioiosa vittoria non dovrà nascondere i tanti nei che hanno contraddistinto la stagione ormai agli sgoccioli. Solo ammettendo i propri errori si potrà lavorare per porvi rimedio imparando da essi.

 

di Eduardo Letizia

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