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Napoli e Benitez ancora insieme. Il rinnovo del tecnico spagnolo è pura formalità: continua il progetto di Rafa

Benitez_DMF_7384 Napoli-Fiorentina 3/5/2014 Foto De Martino Sin prisa, sin pausa: perché ormai è tutto (teoricamente) scritto, perché le parole non le porta via il vento e ciò che resta da fare è prendersi un minuto per stringersi ancora la mano e dar corpo a quei pensieri sparsi. «Resterà con noi» . In Rafa we trust: vox populi, vox dei; e se l’ha scritto la gente, su spillini ormai alla moda, vuol dire ch’è vero, e se l’ha sussurrato a modo suo De Laurentiis, nel ventre dell’Olimpico, vuol dire che ch’è certo; e se poi lo bisbigliano gli spifferi, allora siamo alla prova provata offerta da tre indizi che pesano. Si scrive Benitez e si rilegge un progetto, in tutte le sue declinazioni: le ambizioni, la comunione d’intenti sul progetto da lasciare evolvere, il desiderio di tentare di migliorarsi intorno, in quella Castelvolturno da ritoccare, la voglia matta di rimettersi in discussione e però assieme, attraverso una filosofia calcistica innovativa, che sappia coniugare il senso pieno dell’estetica del calcio con la capacità d’un management moderno: il contratto è ormai un dettaglio, la formalità da riservare per completare la cronaca, ma la scelta è di entrambi – da un bel po’ – e verrà certificata quando sarà possibile. «Non dobbiamo parlare di granché, c’è un’opzione» . C’è una convergenza parallela che unisce De Laurentiis a Benitez, c’è una sintonia umana che li ha legati, ci sono uomini concavi che sanno divenir convessi (e viceversa), che compensano le diversità: c’è, sostanzialmente, una affinità elettiva ch’è emersa un anno fa e che si è poi sedimentata nel corso della stagione.

MESSAGGI Benitez, per ripartire avendo un’altra coppa Italia in bacheca e poi la qualificazione in Champions League e ancora una sintonia tra De Laurentiis e quell’allenatore che l’ha stregato e che all’Olimpico gli ha strappato apprezzamenti in serie: «Tanto di cappello a Rafa, ch’è stato capace di vincere subito: riuscire ad imporsi in Italia è difficile, farlo a Napoli è difficilissimo. Il successo è un premio alle sue capacità ed un professionista di questio livello non potrà che restare con noi e a lungo. Io auguro a lui ed alla sua famiglia ogni bene». La famiglia: le corde che toccano il cuore di Rafa sono in quel riferimento esplicito ai suoi affetti più intensi, alla moglie ed alla figlie che vivono a Liverpool e che rappresentano l’umanissimo tormento d’un marito e d’un padre che avverte il richiamo dei sentimenti.

RESTA Ma Napoli è ancora sua, un panorama (professionalmente) irrinunciabile, un patrimonio (tecnico) sul quale continuare ad investire anche emotivamente: parleranno, è certo ed è ovvio, e lo faranno ufficialmente in questi giorni, prima che De Laurentiis parta per Los Angeles; e poi lo rifaranno al rientro del presidente dagli States; e se servirà lo farà il manager del tecnico con l’amministratore delegato Chiavelli; e continuerà a farlo ancora, nella quiete di Castelvolturno, Riccardo Bigon, ormai lo specchio d’una coscienza che vuole confrontarsi.

LA SCELTA DI VITA Sì, senza alcuna ombra di dubbio: lasciandosi cullare dolcemente, teneramente, dalla magia di una notte che all’Olimpico è rimasta seriamente ferita da quel clima mesto, dalle notizie raggelanti che arrivavano dall’esterno. Sì, al di là di quell’opzione: perché c’è una «complicità» ch’esplosa tra De Laurentiis e Benitez e la tentazione di spingersi oltre l’opzione: un anno ancora, poi si vedrà. «Perché questa vittoria ha avuto un sapore particolare» . E vivranno felici e contenti.

Corriere dello Sport

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