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Gennaro Fioretti è tornato a casa, ma c’è poca gioia: “Penso sempre a Ciro”

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Sabato 3 maggio uscì di casa per andare all’Olimpico, sabato 31 maggio è tornato, malconcio, il braccio destro fasciato e appeso al collo. Tra l’andata e il ritorno, per Gennaro Fioretti, quattro settimane di ansia, di rabbia, di dolore: fisico, ma non solo. Gennaro, che era insieme con Ciro Esposito quel pomeriggio di guerriglia prima di Roma — Napoli, varca il cancello della sua casa alle cinque in punto del pomeriggio, sotto una pioggia battente che da più di un’ora inzuppa le strade. Via Benedetto Croce 8 a Mugnano, un cancello, una breve scala che conduce al piano rialzato, uno striscione tutto colorato fissato alla meglio alla finestra: “Bentornato Genny, l’hai scampata anche stavolta”. Quella di Roma, evidentemente, non è stata l’unica disavventura per il giovane tifoso del Napoli. Nonostante la pioggia, dalle finestre delle case intorno molta gente osserva, curiosa; e nei negozi, nei circoli, nei bar non si parla d’altro: “Siamo stati molto preoccupati, per fortuna qualche ora fa abbiamo ricevuto la bella notizia”. Nel cortile, sotto gli ombrelli, la sorella, la fidanzata, pochi parenti e amici stretti.

La sorella, Maria, prova a tenere lontani gli estranei: “Sono venuti tanti giornalisti, li abbiamo fatti andare via. Genny è stanco, torna a casa dopo tanto tempo, vuole godersi la famiglia. Andate via anche voi, vi prometto che nei prossimi giorni organizzo una festa e vi chiamo, vi invito”. Ci prova in tutti i modi, Maria, a proteggere la privacy del fratello: «Se non volete andare via fate come volete, ma siate pronti a beccarvi un vaffanculo». Gennaro, invece, è più disponibile. Il peggio è passato, ormai è a casa e non è agguerrito come la sorella immagina. Dall’auto scende per ultimo, dopo il papà e la mamma. Lei è la più commossa, le luccicano gli occhi; accetta gli auguri con un sorriso, poi subito ammonisce: “Va bene gioire, ma pensiamo a Ciro Esposito, è ancora in ospedale, prima di metterci in viaggio siamo andati a salutarlo. Preghiamo per lui, speriamo di riportarlo presto a casa”. “Gli auguri li accetto anche io — interviene Gennaro — ma non chiedetemi di parlare a lungo, sono stanco, ho bisogno di riposare». Il volto è disteso, dopo tante preoccupazioni: «Il peggio è passato, è vero, ma non sto ancora proprio bene. La ferita a volte mi fa male, ci vorrà un periodo di rieducazione per la mano e molti controlli medici. Però mi sono tranquillizzato, un po’ alla volta e tutto tornerà come prima. Anche io penso sempre a Ciro e spero che torni quanto prima a casa sua”.

Fonte: Corriere del Mezzogiorno

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