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Hamsik: “Non bisogna giudicarmi solo per i gol che faccio. Quello che conta è vincere”

È questo l’Hamsik giusto, l’Hamsik che serve, l’Hamsik di cui il Napoli ha bisogno per volare il più in alto possibile. Ha bisogno di respirare l’aria d icasa sua, della sua Bratislava per dare sfogo al suo talento, alla sua grinta. Per troppe volte timido e ordinato (e ordinario), con lo Slovan invece poi marchia la partita nei momenti decisivi, con assist e gol che sblocca l’impasse, con quei tocchi da genio con cui è capace di tutto e del suo contrario. «Tutti mi giudicano solo per i gol che faccio e poiché ne sto facendo di meno mi giudicano male. Ma io ho fatto tante buone prestazioni negli ultimi tempi». Hamsik ritrova il gol europeo, dopo quello dell’illusione a Bilbao, 35 giorni fa: è il secondo gol della stagione, in campionato è ancora fermo a zero. Il suo bilancio in Europa League sale a quota 3 (ha segnato allo Steaua Bucarest e al Villarreal) in 18 gare. Mente in Champions le reti sono tre, compreso quello del preliminare. Avanti in Europa League, dunque. D’altronde è ormai evidente che l’Europa azzurra per Hamsik e Higuain è diventata un’altra storia, non una scocciatura, non un ripiego, bensì la Coppa che un tempo si chiamava Uefa e che un Napoli lontanissimo e memorabile, nel 1989 andò a prendersi a Stoccarda. La ditta H&H ha finalmente scacciato l’ansia del Napoli. Vittoria numero due nel giro di tre giorni e crisi alle spalle. Almeno si spera. Higuain, anche lui a secco in serie A, segna la terza rete in Europa (un oall’Athletic e l’altro allo Sparta Praga) in una coppetta, l’Europa League che lui disputa quasi svogliatamente per la seconda volta nella sua carriera (l’esordio con la maglia de lNapoli con lo Swansea a cui al San Paolo siglò la prima rete). Ieri sera gli bastano 47” per riuscire a colpire, dopo aver preso il posto di Zapata: «In effetti-ragiona ancora Marek – quello che contava per noi erano i tre punti per poter conquistare il primo posto nel girone. Ci siamo riusciti e siamo contenti». Per Marek non proprio una partita come le altre, contro la squadra in cui ha mosso i primi passi, nel 2002. «Qui ho tanti ricordi, Bratislava è nel mio cuore e sono contento di aver segnato». Nessun dubbio su quello che c’era da fare dopo la rete: ha esultato. Alla faccia di quelle insopportabili mode che prevedono che dopo un gol all’ex squadra bisogna evitare i festeggiamenti. «Non avevo bisogno di segnare per essere sereno. Lo sono anche quando non faccio gol. Quello che conta è vincere e noi ci siamo riusciti. Importante anche non avere incassato gol, questo è molto importante per il nostro lavoro nei prossimi giorni». Che bello, per Rafa e il Napoli, quando la ditta azzurra H&H segna insieme. E per di più di testa. Sembra quasi una dimostrazione di normalità. Se il Napoli avesse portato in campo nei Paesi Baschi, e in campionato con Chievo, Udinese e Palermo, la metà della voglia mostrata ieri, e magari un quarto di questa attenzione e un sesto di questa concentrazione, adesso sarebbe ancora in Champions League e magari a una manciata di punti dalla coppia Roma-Juventus. Perché, sia chiaro, né in serie A
e neppure della bistrattata Europa League esistono partite facili: esistono partite che è possibile rendere ferocemente più facili. E il Napoli c’è riuscito grazie all’ispirazione di Hamsik.

Il Mattino

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