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Ancora fuori Mertens, tocca a De Guzman

Un giorno, durante una delle prime partitelle a Castelvoltuno in pieno agosto, Rafa Benitez interruppe l’allenamento e urlò a Jonathan De Guzman: «Se non attacchi la zona tiro, i gol in Italia non li farai mai». La stessa cosa che aveva cercato di inculcargli Pasquale Saggese da San Gregorio Magno, un centro di 4 mila anime nella valle del Tanagro al confine tra Salernitano, Irpinia e Basilicata che lo aveva scoperto sul lago Ontario nel 1997, nel centro sportivo degli Azzurri Toronto. «Un predestinato, che di gol ne ha sempre fatti meno di quelli che avrebbe potuto», ha raccontato proprio il suo scopritore. Era uguale a Francescoli, non facevano che paragonarlo a lui, da giovanissimo. Domani scocca la sua ora, contro un Cagliari che non è avversario da prendere sotto-gamba. Per la prima volta, a meno che Rafa Benitez non riservi a tutti qualche sorpresa, il piccolo «Jono» farà il suo esordio da titolare nella nostra serie A. Fino ad adesso, con il Napoli ha giocato dal primo minuto solo in Europa League (e nella notte del San Paolo con lo Young Boys ha realizzato anche una tripletta). In campionato, invece, ha collezionato sei presenze. Ma sempre negli ultimi minuti. Un jolly. Uno capace di adattarsi a tutto ciò che Benitez gli chiede e gli ha già chiesto di fare. Con il Cagliari prenderà il posto di Insigne sulla fascia sinistra. Ma nel corso di questi primi tre mesi in azzurro, De Guzman si è calato alla perfezione nel ruolo di rincalzo. Inteso nel migliore modo possibile: una sorta di aggiustatore. C’è da prendere il posto di Hamsik? Eccolo. Ma pure quello di Callejon se è il caso. O chiunque. In campionato per ben quattro volte è subentrato al capitano azzurro nella
ripresa (Genoa, Palermo, Sassuolo e Fiorentina), mentre con il Chievo ha preso il posto di Jorginho e con l’Udinese quello di Insigne. Sempre nel finale di gara: al massimo 27 minuti in campo (a Sassuolo il record). Quando invece Benitez lo ha schierato titolare lo ha fatto giocare per due volte al posto di Callejon (a Bratislava e a Berna) mentre nella notte magica dei tre gol allo Young Boys è sceso in campo come vice-Hamsik, piazzato in mezzo tra Insigne e Mertens. De Guzman è già nella storia del Napoli, sia chiaro: a Genoa ha segnato dopo appena 14 minuti dal suo esordio in maglia azzurra. Solo Cavani è stato più veloce dell’olandese. Nella sera di Marassi ha stupito per quel suo approccio alla competizione prima nel ruolo di Hamsik e poi in quello di Callejon.«Sono prontissimo, non sono per nulla emozionato»,ha raccontato De Guzman. Figurarsi se gli tremano le gambe: lo scorso anno con lo Swansea ha giocato titolare in Premier per ben 26 volte (l’ultima volta il 3 maggio con il Southampton). Nella squadra che ha il record degli stranieri nella rosa (il 76 per cento) lui è quello più internazionale di tutti: è nato in Canada, ha il papà filippino, la mamma giamaicana, è cresciuto a Rotterdam e ha disputato l’ultimo mondiale con l’Olanda. A Napoli ha scelto di vivere a Posillipo. In comune con Callejon e Higuain ha il fatto che pure lui ha un fratello che gioca a calcio. Si senza squadra dopo l’ultima esperienza allo Xhanti, nella serie A greca. Lui regala un sorriso per tutti. E magari domani farà un altro gol e festeggerà con Inler proprio come ha fatto due settimane fa, con quel curioso balletto, pancia a pancia, con cui ha esultato dopo le reti segnati agli svizzeri in Europa League.

Il Mattino

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