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A lezione da Rafa: «Così difende la mia squadra»

ALLENAMENTONAPOLI-VIGILIA-YBBERNA-BENITEZ-FOTOCUOMO-4Castelvolturno si trasforma in una classe ordinata di giocatori che devono illustrare come Rafa Benitez fa la fase difensiva. «Non parliamo di modulo: ecco come alleniamo la fase di non possesso…». E indica il campo. Gli interpreti sono tutti quelli che con l’Udinese non hanno giocato perché il lunedì è un allenamento di poco conto per coloro che invece in campo ci sono stati. Benitez è a suo agio in questo ruolo di professore: il completino è quello classico dei tecnici sul campo, con tuta e cappellino. A lui piace insegnare.Tanto. E spesso è professore anche nei modi e nelle sue illustrazioni. Ogni volta che può, Rafa cerca di regalare sorrisi: «Non dovete inquadrare me, ma gli allenamenti». Non ci sta nulla da fare: passare per uno che non fa applicare i suoi studenti-giocatori in difesa proprio non riesce a sopportarlo. Non fa che lavorare in maniera ossessiva su questa situazione e gli errori, gli orrori e le sbandature semmai talvolta sembrano più individuali che di concetto. Ovvio,non farà i nomi dei colpevoli neppure sotto tortura. Ma è chiaro che il senso di tutto, di questo allenamento a porte e occhi aperti – perché tutti possano vedere – va in questa direzione. «Il modulo? No, no… l’allenamento della fase difensiva: guardate come lo facciamo». E tutta la mattinata è stata caratterizzata da un clima disteso a Castelvolturno. A Rafa passare un po’ di ore così non dispiace: dipendesse solo da lui, molto più spesso i suoi allenamenti sarebbero aperti alla stampa e anche ai tifosi. Perché nel suo dna c’è l’essere professore, parlare alla gente, essere ascoltato. A Benitez piace insegnare, ha i modi raffinati di un docente. Lui, peraltro ha anche un tesserino da allenatore di pallacanestro ed è stato professore di «Soccer» in un camp universitario degli Stati Uniti. E allora con il dito indica l’allenamento, dove Pecchia e gli altri del suo staff sono lì a far ruotare uomini e situazioni, ad allenare la mente e le gambe nella fase del non possesso, ovvero quando sono gli altri ad attaccare e il Napoli è costretto a marcare avversari e spazi. «Io so come si fa», ripete come un mantra. Come se ci fosse davvero in giro chi ha dei veri dubbi sull’argomento. Nel frattempo, a dargli una mano, si prepara il ritorno di Lorenzo Insigne: «Eccolo è lì che si allena con il pallone: ha fatto il riscaldamento con il gruppo e ora sta facendo il suo differenziato». Il campioncino di Frattamaggiore sta davvero bruciando le tappe: la sua riabilitazione è praticamente terminata. Ma adesso occorre lavorare sui muscoli e sulla condizione atletica. Se fosse un impiegato di banca, sarebbe praticamente al top: ma poiché è un giocatore di calcio, deve sgobbare almeno altri 30 giorni per rimettersi ai livelli degli altri. «Ma non c’è fretta, l’importante è il suo recupero al 100 per cento», spiegano nello staff medico azzurro. E così Lorenzo se ne sta col pallone tra i piedi e il cappello di lana in testa. Saltando i birilli in attesa di saltare avversari veri e propri.

Il Mattino

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