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Figuraccia Benitez, Toni esalta il Verona

verona-napoli benitezAndrea Mandorlini non aveva mai vinto contro il Napoli, forse stavolta lo ha studiato più in dettaglio e ha provato a immettere nei suoi le stesse percezioni emotive dei rivali. Giovedì ha portato l’Hellas al Bentegodi per un allenamento aperto, mentre di solito deve farlo lavorare lontano, in zona lago, ai bordi di un campo di golf. Le cifre ballano tra mille e duemila presenze, ma siccome era orario di lavoro, il fuoriprogramma è stato archiviato come momento di partecipazione eccezionale. A Napoli, nella scorsa stagione Rafa Benitez decise per i suoi una seduta aperta al San Paolo sia all’andata e sia al ritorno, prima di incontrare l’Hellas. Risultato, trentamila sui gradoni nelle due esposizioni, striscioni per ricordare la «partita dell’onore», otto reti ai gialloblù. Veronesi e napoletani si disprezzano e si insultano da tempo, anche ieri nel sottofondo sono emersi i consueti insulti, personali, «geografici» e razzisti senza che nessuno sia esente da colpe. Però si somigliano, come attaccamento estremo alla squadra, e pazienza se il paragone potrà far piovere querele da entrambe le città. In qualsiasi tifoso presente ieri o giovedì al Bentegodi sarà viva ora la sensazione di aver fatto qualcosa per questo successo, anche se nessuno può battere Toni.

LE SCELTE Il Napoli non perdeva con il Verona dal 14 gennaio 2001, Rafa Benitez aveva infilato un tre su tre nella sua contabilità felice con i gialloblù, segnando anche 14 gol. Il 6-2 dell’andata è il maggior punteggio del campionato per gli azzurri, ma stavolta il passato viene scordato in fretta. Il Napoli stasera può venire sorpassato dal la Lazio e distanziato ancor più dalla Roma, che tra due turni attende Rafa all’Olimpico: più che momento delicato, sembra uno di quelli decisivi per il campionato e se non viene superato farà defluire tutto l’impegno sulle coppe. Che sembrano prevalere nella testa dell’allenatore, visto che tra i due euromatch lascia fuori Higuain (tripletta giovedì alla Dinamo), Gabbiadini (tre reti nel ritorno), Callejon che poi entra per mettersi in difesa dove pure Maggio viene risparmiato e Koulibaly invece è infortunato. Quando Benitez inserisce, in ritardo, i primi tre, il Verona è già in vantaggio di due reti e non più raggiungibile, nonostante un palo di Gabbiadini.

I MOTIVI L’Hellas naviga sulle partenze rabbiose di entrambi i tempi: segna quasi nello stesso minuto, ha più aggressività, arriva prima sul pallone e su tutti i rimbalzi, detti anche seconde e terze palle e il riferimento può somigliare al carattere. Dopo le reti di Toni, i gialloblù si ritirano e vanno di contropiede: prima hanno la superiorità in mezzo perché il trio Obbadi-Tachtsidis-Hallfredsson soverchia i rivali in inferiorità dato che a Inler (l’unico a salvarsi) e David Lopez (ne azzecca poche) non si unisce Hamsik. L’Hellas, senza Marquez e Ionita, lascia poco spazio in area con la coppia Moras-Rodriguez, e regge il palleggio perché a Tachtsidis viene affiancato Obbadi, rivisto ai livelli di inizio torneo. Il Napoli da trasferta è questo, non per niente è alla terza sconfitta di fila in viaggio e in generale ha vinto solo una delle ultime cinque uscite. In coppa ha un’altra andatura: Benitez con la formazione di ieri dimostra di volerla preservare.

La Gazzetta dello Sport

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