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E la notte di sabato allontana l’ombra di Conte

Conte_DMF_9189Nella sua prima notte da allenatore di metropoli Maurizio Sarri butta giù una serie di ostacoli. Alcuni palesi, come i pregiudizi sulla sua lunga carriera in provincia, l’ostinata fedeltà al modulo, la nostalgia di Empoli. Ma dall’altra sera nessuno allontana anche un’ombra dalla sua panchina. C’era Antonio Conte in tribuna, interessato dal 2016 a tutt’e due i club. Conte per il suo stile da caporale inflessibile piaceva a De Laurentiis, quando Benitez gli sembrava troppo tollerante. Non è insensibile il Ct, se continua ad informarsi sul Napoli. Anche sabato sera parlava sottovoce con Eduardo De Laurentiis. Se il Napoli gioca come sabato diventa però un sogno proibito anche per Conte, se dovesse lasciare la Nazionale dopo gli Europei. Possibile che si ripetano vittorie così eccitanti? L’ottimismo intorno alla squadra è eccessivo come lo scetticismo che Sarri ha dovuto finora scavalcare, prima di essere finalmente stimato per cinque risultati positivi di fila. Da sabato è possibile avviare un Progetto Napoli, interrotto alla fine dell’estate 2014 dopo la disfatta di Bilbao e la rottura tra De Laurentiis e Benitez. Oggi il Napoli può programmare, dopo una serie di errori. Il primo, aver assunto l’allenatore e solo dopo il direttore sportivo. Il secondo, non aver completato gli acquisti e neanche le cessioni, se c’è ancora Zuniga in esilio con un ingaggio di 3,2 milioni netti, se il terzo portiere Rafael è il più pagato del mondo in rapporto ai minuti giocati con ingaggio di 1,2 milioni, se c’è De Guzman invenduto ed emarginato. Oltre dieci milioni lordi che pesano sul monte ingaggi, lievitato quest’anno a 74. Tra i difetti, ancora una sindrome riapparsa sul 2-1: il Napoli vive il vantaggio come un incubo, non era stanco quando si è rivista un po’ di Juve, perchè nel finale correva ancora. Merito a Sarri però di aver indicato la strada del successo: allenamenti seri, voglia di migliorarsi, stili di vita corretti. Ha convinto i giocatori più importanti a seguirlo. In suo favore il flop dell’anno scorso: Higuain, Callejon ed altri si sono accorti di aver perso quota nel mercato. Neanche una richiesta importante. I giocatori sono aziende: hanno capito di dover lavorare per riemergere. Significativo il recupero di Jorginho: con Benitez era finito allo scasso, come il più arrugginito dei rottami. Oggi è l’asse portante di una squadra che funziona. Molto dipende da De Laurentiis, dal suo consigliere ombra Chiavelli e dal ds Giuntoli. Vendere i costosi esiliati e rafforzare le strutture: un difensore veloce, un mediano in alternativa ad Hamsik e un jolly. Perché il 4-3-3 logora gli esterni. Ed il Napoli ne ha solo tre per due posti. Ritornare al 4-3-1-2 pone due condizioni: bruciare gli esterni, richiamare nel tandem d’attacco Gabbiadini, rincorrere il rifinitore Saponara. Per decidere De Laurentiis ha tempi brevi: gennaio è qui.

Antonio Corbo per La Repubblica

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