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De Laurentiis: “Higuain lo scelsi io, Benitez voleva Damiao. Sarri? Dissi a Giuntoli che bisognava cambiare modulo”

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Aurelio De Laurentiis  è intervenuto ai microfoni di Radio24, durante la trasmissione Tutti Convocati e svela un retroscena su Gonzalo Higuain: “Non fu una intuizione di Benitez prenderlo, lui voleva Damiao ma non fui convinto dopo aver incontrato l’agente. Verificai con Chiavelli di acquistarlo, poi quando discussi con il padre ed il fratello ci capimmo in un attimo”.

Gonzalo è una persona pulita, leale ed educata. Se fosse deluso sarebbe già andato via, le pretendenti non mancavano. Il padre mi disse che facevo dei contratti molto chiari, ma in un attimo ci stringemmo la mano e fu amore a prima vista”.

Su Benitez e Sarri:”Rafa era più un teorico, che cerca di non disturbare mai l’ambiente dello spogliatoio perchè è da lì che deriva anche un’aria benefica della quale l’allenatore può usufruire. Sarri sa avere un rapporto con il calciatore e gli sa spiegare ciò che vuole: non c’è niente di peggio che non riuscirsi a far capire”.

Valdifiori: “Mi piacevano Hysaj e Valdifiori, non avevo mai avuto un regista. Stavo prendendo Verratti, ma l’ho dovuto dirottare al PSG. L’idea di aver mai avuto il regista mi ha creato tanto disturbo. Sapevo che l’Empoli aveva una cantera affascinante da cui erano usciti fuori tanti giocatori”.

De Laurentiis si prende poi anche il merito di questo super Napoli: “Ero molto preoccupato che si giocasse con il 4-3-1-2, dato che avevo sei attaccanti forti. Chiamai Giuntoli e gli chiesi di far capire a Sarri che avremmo dovuto giocare con il 4-3-3. Giuntoli mi disse che già glielo stava dicendo, e alla prima partita con il 4-3-3 ha vinto 5-0”.

Mertens e Insigne: “Ho detto di non punirli ma credo che per regolamenti interni finiranno con l’essere multati. Mi fa piacere che si siano scaldati, dimostrano attaccamento alla maglia e vorrebbero giocare sempre: dovremmo fare due squadre in due campionati diversi”.

Scudetto:“Non pronuncio la parola Scudetto, i ragazzi devono essere caricati a pallettoni e non gli si può far vedere già l’obiettivo all’orizzonte. Siamo arrivati in A e sono sei anni che siamo l’unica italiana sempre in Europa. Non è che mi posso lamentare, qualche cosa l’abbiamo vinta ma per la parola magica c’è ancora tempo”.

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