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Milan, per il closing mancano ancora 170 milioni

Milan, per il closing mancano ancora 170 milioniMILANO – Non solo era stata fissato l’appuntamento dal notaio, l’assemblea dei soci e l’orario della prima conferenza stampa. Ma erano stati prenotati i voli dalla Cina per una dozzina di giornalisti che avrebbero dovuto accompagnare i vertici di Sino Europe a Milano per la “storica” firma sul contratto di cessione del Milan. Non solo: era stato anche chiesto un appuntamento al sindaco Beppe Sala, che avrebbe incontrato i “nuovi” proprietari del club rossonero sabato pomeriggio, prima della partita con il Chievo, magari per discutere del futuro dello stadio di San Siro.

Invece, come già accaduto a dicembre, la cessione del Milan alla cordata cinese guidata dal fondo Sino Europe Sport è tornata nel limbo. Almeno per un altro mese, mettendo a dura prova la pazienza dei tifosi rossoneri, già provati da quattro stagioni di anonimato a mezza classifica e fuori dalle Coppe europee. Nonché alimentando illazioni di ogni tipo sulla provenienza dei soldi destinato all’acquisto del Milan, sia sulla solidità finanziaria dell’operazione.

Del resto, finanziario è l’intoppo che ha costretto gli avvocati a rimettersi al tavolo e aggiungere una nuovo capitolo sul passaggio dei soldi da Sino Europe alla Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi che controlla il 99,9 per cento del Milan. Detto in poche parole, il closing è saltato perché all’appello mancano ancora 170 milioni, rispetto ai 420 milioni che dovevano essere consegnati alla irma del contratto: 320 a Fininvest per l’acquisto del pacchetto azionario (dopo i 200 versati nelle caparre di agosto e di dicembre) e altri 100 per la gestione della società e per le prime operazioni di mercato.

Ma cosa è accaduto? Secondo fonti vicine a Sino Europe, i soldi sono già stati raccolti, ma in Cina non sono state concesse le autorizzazioni per l’espatrio, in base alle nuove regole che rendono più selettivi gli investimenti all’etsreo soprattutto da parte dei privati. I responsabili di Sino Europe, Yonghong Li e Han Li, due uomini d’affari non di primo piano, hanno dovuto raccogliere fondi da istituzioni finanziari che disponevano di capitali “off shore”, per lo più in paradisi fiscali. Ma all’ultimo momento, chi doveva garantire l’ultima tranche da 170 milioni, ha avvisato che non avrebbe fatto in tempo a versare l’intera somma e ha chiesto altre due settimane di tempo. Inevitabile a quel punto, avvisare Fininvest e avviare la richiesta per un nuovo rinvio di almeno 30 giorni. 

Il via libera arriverà nelle prossime ore, Fininvest ha già dato il suo assenso a concedere altri 30-35 giorni. La società che controlla la “cassaforte” della famiglia Berlusconi non ha invece accettato una prima proprosta arrivata dai consulenti di Sino Europe (la banca d’affari Rothschild)

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Protagonisti:
Silvio Berlusconi

Fonte: Repubblica

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