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Top allenatori, Allegri meglio di Conte. E Sarri?

I parametri al dettaglio

Sono dieci in totale le categorie che determinano la qualità dell’allenatore moderno. Tutte a fornire il dato finale, ma – attenzione, specificano gli stessi autori dello studio – non tutti e dieci i campi hanno nel risultato definitivo lo stesso peso. Si parte allora dalla “carriera”, dove in gioco entrano gli anni di esperienza come allenatore, i titoli vinti, i premi personali, quante e quali esperienze in più club diversi e in campionati diversi sono state fatte. E ancora: i gol segnati, il tempo passato in carica e l’efficienza nella gestione dei calciatori. Vero, quasi scontato, si tratta in questo caso degli elementi basilari per giudicare un allenatore. Dunque, poi, vengono i “social media”, ossia l’abilità nel gestire i vari Facebook, Twitter e Instagram (presenza sui social, frequenza di pubblicazione, numero di follower, quantità di interazioni e così via). “Website” è invece la terza voce che misura la qualità (se presente) di un proprio sito personale. Dalla quantità di aggiornamenti, fino alla navigabilità e al numero di lingue disponibili sul sito. Il campo “relazione coi media” è dunque di fondamentale importanza, basti pensare alla qualità di uno come Mourinho (6° in classifica) in questo campo. In ballo ci sono: frequenza di interviste, lingue parlate e qualità di comunicazione con la stampa. Non troppo diverse anche le voci “Messaggi” e “Comunicazione non verbale”, un mix tra chiarezza del parlato, capacità nel saper usare diversi registri verbali a seconda delle situazioni e coerenza nell’uso del corpo, nella mimica facciale, nel tono di voce e nell’abbigliamento. “Sponsor” misura invece la presenza o meno di sponsorizzazione legate agli allenatori, come la loro partecipazione diretta in eventuali campagne pubblicitarie ed – eventualmente – la fama del brand. Per “responsabilità sociale” entrano poi in gioco tutte le varie associazioni di beneficenza e campagne di sensibilizzazione in cui gli allenatori posso essere coinvolti. “Branded content” analizza dunque tutti i contenuti mediali prodotti: ossia, ad esempio, il numero di pubblicazioni (libri o articoli) che li vedono come protagonisti. Infine, ultimo parametro è la “leadership”, altro dato fondamentale: l’influenza e la reputazione di cui si gode all’interno di tutto il mondo dello sport.  

Fonte: SkySport

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