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De la Cruz, il supereroe che spaventò il Trap

Mentre noi ci strappiamo i capelli di fronte alla sfortuna di essere capitati nel girone con l’Ecuador di de la Cruz e non in quello del Brasile di Ronaldo (o della Corea del Sud: beato chi ha beccato la Corea del Sud!), lui risponde lusingato da tanta popolarità che rispetta l’Italia, che «sono io che devo pensare a marcare gli italiani, non gli Azzurri che devono preoccuparsi di me», che l’Ecuador proverà a vincere ma l’Italia è favorita perché ha grandi giocatori e altre banalità del genere, culminate in quel “Cafù” quando gli chiedono quale sia il suo giocatore italiano preferito. Questo non sa veramente in che girone è capitato. Oppure sta facendo l’Ulises…

Intanto Totti – Totti! – lo definisce “molto forte” (probabilmente il Trap gli ha passato il dvd), mentre Doni rassicura gli italiani con una battuta: «Se parte gli sparo», per poi riportarci alla ragione: «Misure speciali per De la Cruz? Ma quando partiranno Doni e Maldini, allora, chi ci penserà? De la Cruz spinge molto, ma siamo preparati, e anche loro dovranno preoccuparsi di noi».

Il guaio, come dicevamo, è se a cascarci è il Ct. Trapattoni per l’occasione stravolge il modulo, trasformandolo in una gabbia per arginare quel terzino destro di spinta che è meglio non far scappare, prima di essere costretti a sparargli. Chissà poi come fanno nel campionato scozzese, dove ha giocato nell’ultima stagione (nell’Hibernian), dopo aver vestito le maglie di Cruzeiro (4 partite), Barcelona (quello di Guayaquil, in Ecuador) e LDU Quito. Ad ogni modo, l’Italia che solitamente rimbalza ogni avversario forte del suo muro a 3 (Cannavaro-Nesta-Maldini) per l’occasione si schiera con il 4-4-2 con il pistolero Doni esterno sinistro di centrocampo con licenza di stendere il Cafù di Quito.

Fonte: Sky

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