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OBIETTIVO NAPOLI – L’allievo umilia il maestro…

Queste due sfide contro il Milan saranno servite solo ad Ancelotti, che ha avuto modo di accrescere ulteriormente l’amore dei milanisti nei suoi confronti. Napoli brutto in campionato, ancora peggio stasera in Coppa, contro i rossoneri dell’improbabile Gattuso, che umiliando il suo maestro ha finalmente trovato motivo di sorridere in una stagione anonima (come al solito) per il suo Milan.
Passano le settimane, passano i mesi ma, da quando è arrivato Ancelotti sulla panchina del Napoli, manca ancora una vera identità tattica alla squadra partenopea. Lo abbiamo detto spesso in questi mesi, anche dopo le vittorie: la qualità del gioco azzurro, specificamente quello offensivo, lascia molto a desiderare. Il Napoli continua a vivacchiare nella zona d’ombra in cui si cerca di allontanarsi da quello che era stato il gioco di Sarri, ma ancora non si è sopraggiunti ad una nuova identità tattica che possa garantire alla squadra di voltare pagina ed affrontare le gare facendo leva su degli automatismi offensivi floridi e fecondi.
Negativo, duole dirlo, il cammino di Ancelotti a Napoli fino ad oggi: fuori dalla Champions al primo turno, mai in lotta per il primato in un campionato già consegnato alla Juve, fuori ora anche dalla Coppa Italia, unica competizione probabilmente alla portata di una squadra dai tanti limiti, tecnici e caratteriali, quale dimostra essere quella a noi cara. Il tecnico azzurro, oltre ad una identità tattica, sembra ancora alla ricerca di certezze tecniche. Fino ad oggi, le partite migliori del Napoli sono state, paradossalmente, quelle in cui il tecnico ha mischiato molto le carte, proponendo protagonisti inattesi e tattiche studiate apposta su un avversario. E’ sempre mancato, invece, un undici titolare in grado di offrire garanzie e gli elementi capaci di trascinare. Tolti Koulibaly e l’Allan dei primi mesi, il Napoli non ha certezze tecniche. Insigne e Mertens sono stati, senza dubbio, i più deludenti della stagione. Se nelle prime partite dell’era Ancelotti avevano propiziato successi con le loro giocate, mascherando inizialmente i limiti tattici di una squadra in costruzione, ormai da mesi i due attaccanti hanno smesso di fornire qualsiasi tipo di contributo, sia di gol che di prestazioni. Pensare di mascherare la cosa facendo di Milik il salvatore della patria non era un’idea che poteva andare a buon fine. Al mancato apporto di questi due elementi, vanno poi assommate la situazione poco chiara che riguarda il centrocampo. L’addio di Jorginho ha lasciato un vuoto di leadership che ad oggi pare incolmabile e la scelta di Ancelotti di ancorarsi ad un 4-4-2 “anni 90” non ha aiutato, anzi. Giocatori come Allan, Fabian, Zielinski, Hamsik (di un tempo) schierati da mezze ali in un centrocampo a tre potrebbero essere utili a dare una scossa ad un gioco spesso prevedibile, ma esiliati sulle fasce o messi a fare i mediani riescono ad incidere meno di quanto potrebbero se disposti nei loro ruoli preferiti.
Inoltre, rimane il problema legato a tutta una serie di giocatori che non si sono rivelati all’altezza delle ambizioni della squadra che non si è stati in grado, o non si è voluto, sostituire in un mercato di gennaio lasciato passare nella più totale indifferenza.
La sconfitta contro il Milan è la punta dell’iceberg, il risultato di un calo i cui sintomi erano riscontrabili già da diverse settimane. Speriamo che questa brutta figura, la peggior prestazione del Napoli da molti anni a questa parte, serva ad aprire gli occhi e a far comprendere la necessità di un cambio di rotta che Ancelotti deve operare con decisione e rapidità, prima di perdere anche l’ultimo obiettivo stagionale e di concludere l’annata nell’anonimato più totale, seduti sì su un alto sgabello, ma solo in virtù del crollo degli altri tutti intorno…

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