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Serie A: Preziosi e De Laurentiis fermi sulle loro posizioni:”Il calcio è una grossa Azienda e deve essere trattata come tale”

Il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, assieme al patron azzurro Aurelio De Laurentiis, assolutamente in contrapposizione alle misure del nostro  Governo riguardo il ritorno del pubblico negli stadi nella misura del 25%, restano fermi sulle loro posizioni, minacciando di non far partire il prossimo campionato di serie A. In verità nell’ultima assemblea di Lega si era deciso di praticare la linea morbida proposta da Marotta e Dal Pino. Tuttavia, se le cose non cambieranno sembra inevitabile la serrata. A tal proposito Preziosi, intervistato dal “Corriere della Sera” ha dichiarato:

Senza il pubblico al 100% negli stadi e senza gli aiuti finanziari del  Governo italiano , l’Azienda Calcio è a forte rischio. Non ci può essere disparità tra l’Azienda calcio e le altre forme aziendali. Anche i presidenti di serie A devono essere trattati alla stregua di altri imprenditori. Se dovesse essere confermata la linea dura con il distanziamento di un metro tra gli spettatori in molti stadi italiani,  i club saranno costretti a chiudere baracca. Con una capienza di appena un quarto del pubblico, avviare la campagna abbonamenti o vendere i pacchetti hospitality sarà impossibile. Per di più io di persona ho messo mano alla tasca investendo cifre ingenti  per ammodernare lo stadio Ferraris. Una giusta scelta sarebbe quella di considerare l’occupazione dei posti a scacchiera che garantirebbe almeno il 50% degli spettatori. E’ semplicemente assurdo che  il Governo, limiti le  entrate delle società per poi pretendere dal calcio gli stessi introiti fiscali precedenti alla pandemia. In conclusione vogliamo che i governanti rivedano le regole per addivenire ad un’intesa, altrimenti la serie A non comincerà il 22 agosto..”

Dello stesso avviso pure il presidente della società azzurra, il quale in sintonia con Preziosi è tra coloro che si aspettano indicazioni per far risalire i club calcistici, che in due anni, quasi, di mancati introiti, causa pandemia, corrono il pericolo di fallire, come già accaduto per il Chievo.

 

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