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Gli interventi di Delio Rossi, Alberto Cavasin e Gennaro Delvecchio a “1 Football Club”

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto l’ex allenatore di Atalanta, Lazio e Fiorentina, Delio Rossi. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.

Ci sono le basi per riaprire un ciclo per l’Italia di Mancini?
“Penso che la botte dà il vino che ha. Secondo me aprire un ciclo è difficile, ci sono altre squadre che hanno sicuramente più qualità di noi. In certi ruoli siamo coperti, in altri siamo carenti. I difensori centrali non abbiamo giocatori di spessore, anche perché ci affidiamo ai 35enni che giocano in Nazionale. Davanti ci sono dei ragazzi giovani, dietro però c’è poco”.
C’è stato un cortocircuito nelle nuove generazioni?
“E’ un discorso lungo che parte dal 2006. Eravamo sul tetto del Mondo, dovevamo rivedere il modo di vedere il calcio. Le altre lo hanno fatto, come ad esempio il Belgio o la Svizzera che ci ha eliminato. Hanno rinnovato e fatto qualcosa di nuovo, noi invece no e i risultati sono questi. Sono più di dieci anni che non vinciamo niente a livello di club”.
Sei sorpreso dei risultati della Lazio oppure era prevedibile?
“Pensavo ci fosse un andamento altalenante, sì, ma conoscendo Sarri pensavo ci mettesse meno tempo ad incoccare il suo modo di fare calcio. Nel momento stesso in cui alleni dei giocatori e loro vengono da certi risultati giocando ad una certa maniera, per ottenere gli stessi risultati per una questione di risparmio mentale e fisico il calciatore ti dà un po’ di resistenza. Certi giocatori non sono il massimo per il suo modo di intendere il calcio però”.
Come vedi la prossima partita del Napoli in uno scontro al vertice?
“Giocare con l’Atalanta in questi ultimi 2-3 anni è un impegno arduo, perché è diventata una realtà del nostro calcio. Il Napoli ha ed aveva uno spessore importante. Stiamo parlando di uno scontro al vertice che il Napoli ha tutte le carte in regola per fare bene sia a Bergamo che nel finale di campionato”.
Come vedi il duello in attacco tra Muriel e Mertens?
“Secondo me è riduttivo che ci sia un duello tra di loro, perché pur bravi non sono coloro che si possano prendere l’onere di guidare tutta la squadra. Dipenderà da come saranno innescati, se avrà più possibilità Muriel allora farà meglio lui, se il Napoli invece innescherà meglio Mertens sarà lui a fare la differenza”.
Spalletti è riuscito a portare il suo gioco nel Napoli?
“Stai parlando di un allenatore importante, dare il giusto peso e valore all’allenatore basta vedere la sua storia. Ha fatto bene non solo a Napoli, ma anche in molte altre parti. Vale anche per Gasperini perché al di là del momento attuale, conta il curriculum”.
Il Bologna è già salvo, può mettere in difficoltà il Milan?
“Non sarà una passeggiata, il Milan ha tutte le carte in regola per fare bene lì, ma onestamente valeva anche per il Verona lo scorso anno e fece il risultato in casa del Napoli. Vale per tutte, conoscendo anche il suo allenatore il Milan non se la porterà a casa, ma i rossoneri hanno più qualità e se vincerà non sarà perché il Bologna non sarà incisivo”.
Quale è la squadra che ha più probabilità di salvarsi?
Le squadre che sono più avanti, perché avere 3-4 punti in più ad Aprile ti agevola nella corsa salvezza. Dietro devi sperare nei passi falsi di quelle davanti e sperare di non farli tu. Più si riducono le partite più c’è il rischio che un pareggio con una squadra importante può essere un fallimento. Tre mesi prima avrebbe avuto un altro valore”.
Ti saresti aspettato un exploit di Italiano sulla panchina della Fiorentina?
“Lui al contrario di altri giovani allenatori ci è arrivato per curriculum perché aveva vinto il campionato di Serie C e poi quello di Serie B. Quest’anno è andato ad allenare una piazza importante come quella di Firenze che non è facile da allenare, lui ad esempio rispetto a Sarri ci ha messo di meno a dare un’impronta alla squadra, ma è più facile farlo su una squadra che andava male rispetto ad una che andava bene”.

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto l’ex allenatore di Fiorentina e Sampdoria, Alberto Cavasin. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.

Quali sono le differenze tra il calcio amatoriale e quello professionistico?
“A parte i guadagni c’è un supporto di persone che è più professionale: c’è il medico, il massaggiatore, queste cose non ci sono. Ci si adatta, ci si arrangia. Gli impianti sportivi sono sintetici per tutte le squadre, sono meravigliosi, da quel lato non è la Serie A, San Siro o il Maradona, ma come strutture ci si trova bene. Il discorso è quello dei Dilettanti: a differenza loro noi abbiamo un gruppo di giocatori quasi tutti stranieri, ma facciamo 5-6 allenamenti a settimana, ma vengono pagati ed hanno un alloggio”
E’ il gran numero di stranieri il problema del calcio italiano?
“3o anni fa sembrava che il calcio dovesse scomparire quando arrivavano gli stranieri. Tutto il mondo ha le stesse regole, in qualsiasi nazione ci sono. E’ una competizione globale, non sono sicuramente loro il problema, poi non siamo andati ai Mondiali perché non abbiamo vinto con la Macedonia. Sei mesi prima abbiamo vinto gli Europei con lo stesso organico, prima il problema degli stranieri non c’erano. Se ci sono giocatori bravi italiani giocano, se abbiamo pochi giocatori che non giocano e andiamo a prendere quelli più bravi significa che non ce ne sono. Le regole sono uguali per tutti, ai Mondiali non siamo andati con la stessa squadra che aveva vinto non dieci anni fa, ma sei. Jorginho doveva prendere il Pallone d’Oro, ora non va più bene. Da ieri sera ora abbiamo rigenerato tutto con una squadra tutta nuova. Prima era tutto bello perché giocavamo di tacco e di punta, ora invece giochiamo con più struttura. Bene che non sia stato mandato via Mancini, non si risolvono i problemi così, si perde e si vince, ma tirare fuori temi così immensi poi vengono smontati facilmente”.
Sarà una sfida interessante quella tra Atalanta e Napoli?
“Ho marcato due volte Maradona (ride, ndr). E’ una partita di alto livello, con squadre forti in tutti i reparti che giocano un ottimo calcio, tra i migliori in Italia. L’Atalanta porta degli attacchi corali, tiene palla, punge anche con gli esterni e non solo le punte. Il Napoli quest’anno lotterà fino alla fine e mai come quest’anno può vincerlo: ha una squadra fortissima, ha equilibrio ed un allenatore che sta dando il meglio di sé. L’ambiente è entusiasta, il gruppo crede molto a vincerlo il campionato, quindi la partita sarà contro un’Atalanta che è tra le migliori degli ultimi anni ma che darà tutto. Sarà una partita bellissima sia dal punto di vista tecnico-tattico che fisico, gli allenatori possono dare la differenza”.
Chi vincerà lo Scudetto?
“Per me è aperto fino alla fine tra Napoli e Milan. L’Inter è forse la più forte, ma vedo che può non vincerlo. In questo momento vedo Napoli e Milan avvantaggiate”.

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto l’ex di Atalanta e Sampdoria, Gennaro Delvecchio, attualmente responsabile del settore giovanile del Lecce. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.

Confermi il trend secondo cui gli stranieri sono il problema del calcio italiano?
“I numeri nessuno può nasconderli e negarli. La realtà dei fatti è che nei nostri campionati ce ne sono tanti di stranieri. Penso che sia doveroso investire nel settore giovanile, pianificando non solo per la prima squadra ma anche nei ‘primi calci’. Un progetto a medio-lungo termine ed avere tanto coraggio per avere il materiale all’interno e poi farli giocare in prima squadra. E’ un lavoro certosino che va fatto a priori, dove si parte da molto lontano e poi far sì che il trend degli stranieri inizi a diminuire. Penso che sia doveroso da parte delle società italiane, come ad inizio anno, vedere quali sia il budget ed il 5-10% debba essere investito nel settore giovanile. In Italia c’è una grandissima cultura calcistica, se si inizia a lavorare bene con i piccolini, in 6-7 anni ci possono essere ragazzi che poi crescono e possono andare in Nazionale”.
Cosa pensi della partita tra Atalanta e Napoli?
“Può accadere di tutto, la posta in palio è molto alta. Potrebbe essere cruciale per il percorso di entrambe: il Napoli sta attraversando un ottimo periodo, l’Atalanta deve essere affrontata sempre al top della condizione fisica, quindi non riesco a dare un risultato o un giudizio a questa gara, può accadere di tutto”.
Entrambe saranno senza l’attaccante titolare, chi perde di più?
“Penso entrambe, perché parliamo di Osimhen e Zapata che giocheranno con loro ancora nei prossimi anni, ma che oltre ad essere molto forti ed un futuro importante, hanno anche un prezzo importante. Sono di calibro importantissimo”.
Spalletti dovrà fare affidamento su Mertens
“E’ un campione, sotto l’aspetto tattico sicuramente Spalletti farà qualche ritocchino perché le caratteristiche sono differenti. Soprattutto in fase offensiva. L’Atalanta è abituata a non giocare con Zapata a causa degli infortuni ed è uscita bene con Muriel lì davanti. Secondo me sono entrambi prime linee”.
Quali sono i tuoi titolari a centrocampo per Spalletti?
“Faccio fatica a rispondere, vorrei vederli in allenamento. Sono quattro centrocampisti forti, hanno struttura, penso alla fine che a quei livelli devi farli sentire importanti tutti allo stesso modo, in quanto ci sono cicli diversi in campionato. Direi tutti e quattro, ci sono momenti in cui devi sostituire qualcuno per cali di forma o squalifiche, tutti e quattro hanno dimostrato valore. A me piace chi ha il vizietto del gol, Fabian Ruiz ce l’ha. Nei momenti difficili ed inaspettati possono risolvere le partite con gol decisivi”.
Cosa pensi della stagione della Sampdoria e può salvarsi?
“Purtroppo ha avuto fino ad oggi un campionato travagliato, condito da difficoltà che nascono dai problemi societari. La testa ha accusato il colpo e non ha lavorato in perfette condizioni. Ora è arrivato Giampaolo, con lui ora troveranno la quadra e non posso pensare assolutamente che la Sampdoria sia una candidata per retrocedere. Bisogna fare attenzione ma le squadre di mezza classifica negli ultimi anni sono state risucchiate nei bassifondi e penso che la Sampdoria non abbia problemi a salvarsi”.

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