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30 giugno 1984, il Napoli compra Maradona con una busta vuota. Il calcio italiano fa finta di niente

“Prendo Maradona, ma era una battuta”. In un’intervista di nove anni fa a RepubblicaCorrado Ferlaino decise di ripercorrere l’acquisto del Pibe de Oro. Perché il presidente federale Sorbillo, durante l’intervallo di un’Italia-Germania a Zurigo, gli chiedeva chi avrebbe comprato. Poi un’amichevole fu galeotta: il Napoli la organizzò con il Barcellona, che sottolineò come Diego non ci sarebbe stato a causa di un infortunio. Tutto falso, era già in rotta con il club blaugrana e nessuno voleva farlo sapere. A quel punto i dirigenti azzurri ci provarono, sentendosi chiedere tredici miliardi, una cifra imponente all’epoca. Che il Napoli non aveva.

Ad aiutarlo ci pensò il sindaco e il presidente del Banco di Napoli, che prestarono i soldi. Ai tempi il calciomercato si chiudeva il 30 di giugno, un’altra epoca. Ferlaino portò in Lega, a Milano, una busta vuota, poi andò a Barcellona per fare firmare Maradona, poi tornò in Lega dicendo di avere sbagliato una procedura, scambiando la busta vuota con quella piena, dove c’era appunto il contratto del nuovo dieci del Napoli. La storia finì sui giornali ma, come in molte situazioni nel nostro calcio, la storia non interessò praticamente a nessuno, anche se per una volta forse giustamente.

Questo perché Maradona diventa il simbolo del calcio italiano negli anni ottanta. I giornali esteri parlarono di soldi della camorra, un giornalista estero venne espulso dalla conferenza stampa. Cinque giorni dopo arrivò a Napoli con la presentazione in pompa magna e i sogni di una città intera che diventarono realtà.

TuttomercatoWeb.com

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