Editioriale del Lunedì. Stamattina, a Napoli, si ascolta la vecchia e nota canzone della compianta Raffaella Carrà, il cui ritornello recita Pedro, Pedro, Pedro. In riferimento all’attaccante della Lazio, protagonista assoluto con la doppietta rifilata ai nerazzurri che chiudono il match con i biancocelesti sul 2 a 2, che consente agli azzurri di restare in tersta alla classifica, mantenendo il punto di vantaggio, malgrado lo squallido pareggio, a reti bianche di Parma. Questo assurdo torneo, livellato in basso, si vincerà col punteggio più basso degli ultimi anni, ovvero 82 punti, quota che raggiungerebbe la squadra di Conte, battendo il Cagliari, al Maradona nel prosimmo e ultimo turno. Le due compagini capitoline che avevano pareggiato con i partenopei, a Roma, sottraendo loro ben quattro punti, hanno restituito il mal tolto, levando agli uomini di Inzaghi, a San Siro, ben 5 punti. Quindi ci hanno messo pure gli interessi. Oltre a Pedro, un ringaziamento andrebbe fatto anche ad Orsolini del Bologna, match winner nell 1 a 0 nel recupero della partita con i campioni d’Italia e a Soulè, il quale diede la vittoria alla Roma. In verità, ieri, il Napoli, ancora una volta, non è stato all’alezza del proprio valore, trovando tanta difficoltà in zona gol, tre legni ed un rigore, prima dato e poi negato dal Var non hanno permesso agli azzurri di vincere. Ma tant’è, il destino di questo torneo è sempre nei piedi della formazione di Conte, la quale, adesso, è a un passo dal quarto titolo della storia del club. Tre punti con i sardi, ormai fuori pericolo, consentiranno di cucire il triangolino tricolore sulle maglie di Di Lorenzo e compagni. Il tecnico salentino,”tanto per cambiare ” confermerebbe, nel caso di successo, il suo feeling con lo scudetto in tutte le squadre dove ha allenato. Facilmente, da oggi, a san Gregorio Armeno, zona presepiale, sarà esposta la statuetta del laziale Pedro che farà compagnia a quelle di Orsolini e Soulè. Pertanto, l’uomo scudetto, che sarà ricordato per sempre, non sarà un azzurro ma un attaccante biancoceleste nato nelle Canarie,di ben 36 anni. Intanto, dopo lo scampato pericolo di Parma, nonchè il dover affrontare, in casa, la formazione isolana, già salva, fa sparire tutta la scaramanzia napoletana, infatti, nella notte, in città è cominciata una specie di pre-festa scudetto, con migliaia e migliaia di tifosi che hanno accolto la squadra di ritorno dalla trasferta in Emilia e già pronti a tirar fuori bandiere e striscini inneggianti al secondo titolo in tre anni dei propri beniamini. A Milano, sponda nerazzurra, invece, da ieri sera, si piange, il pari, nel recupero con la Lazio, non è andato giù ai dirigenti e allo staff tecnico nerazzurro i quali, naturalmente, danno la colpa del loro insuccesso solo all’operato dell’arbitro Chiffi. E pi dicono che i napoletani sono piagnoni. Inoltre si aoppelleranno anche alla designazione di Guida come Avar, addidato come colui che avrebbe chiamato il direttore di gara per fargli concedere il rigore decisivo. Niente di più falso, il ruolo dell’arbitro di Pompei era una sorta di portaborsa, per cui non poteva mai incidere. Nota stonata della partita di ieri l’espusione di Antonio Conte, il quale non potrà sedere in panchina in quello che sarà l’ultimo atto della stagione. La 37esima tornata di serie A che ha ricordato i vecchi tempi con tutte le partite in contemporanea, ha regalato tante emozioni ai calciofili ma nello stesso tempo ha fatto venire il batticuore ai sistenitori delle due antagoniste dell’annata in via di conclusione. L’Inter era tornata al comando della classifica, poi a due minuti dalla fine, ecco come dice Conte, l’imponderabile, ovvero l’assegnazione del rigore alla compagine biancoceleste che ha ridato improvvise e impreviste speranze al Napoli che, prima del penalty stava vedendo scomparire tutti i sogni di gloria, non essendo riuscito a perforare la difesa emiliana, complice pure un pò di sfortuna, con quel palo incredibile di Anguissa che meritava il gol, vista la bellezza del tiro. Nel recupero, Doveri aveva decretato un rigore a favore dei parrtenopei, per netto fallo in area su Neres ma il Var ha fatto ricredere l’arbitro per un fallo precedente di Simeone su un difensore crociato. Il cholito aveva dato una piccola spinta all’avversario, sull’avvio dell’azione. Il fallo poteva anche starci, tuttavia ci dovrebbe essere equità di giudizio da parte del Var che nella partita della Juve con l’Udinese non ha richiamato Ayroldi per un fallo molto più evidente di Concecao sul gol di Nico Gonzales. Pertanto, il Var continua a giocare un ruolo importante, anzi decisivo, per le sorti di una gara., talvolta sbagliando. Per finire, riguardo alla prestazione degli azzurri, se dovessi dare un voto, non mi discosterei da un 5, Il Napoli sembra non aver più benzina, non riesce a ripartire facilmente e soprattutto non è incisivo sotto porta, il che preoccupa ma adesso non si può sbagliare, il titolo attende i colori azzurri.