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Mastiffs, pressing sul Napoli prima della finale: in ballo il business dei biglietti

Accertare se ci sono state visite a Castelvolturno prima della finale di Coppa Italia contro la Fiorentina. Verificare quante sortite da parte dei gruppi del tifo organizzato sono state effettuate nei mesi scorsi per incontrare calciatori o esponenti della società azzurra. Sono i punti centrali dell’inchiesta sul gruppo Mastiffs, finito al centro dell’attenzione nazionale dopo il caso dell’Olimpico, con il via libera a disputate la partita da parte del loro leader Gennaro De Tommaso. Inchiesta a ritroso, si lavora su una sorta di prequel, che punta a verificare presunte pressioni esercitate dalle componenti più violente del tifo organizzato sul calcio Napoli. Sentiti nei mesi scorsi, i vertici della società hanno sempre smentito l’ipotesi di un ricatto, ricordando che la gestione De Laurentiis si è sempre caratterizzata per la netta chiusura nei confronti di teppisti e professionisti della violenza da stadio. Eppure, negli ultimi giorni si punta a fare chiarezza sul rapporto triangolare tra calciatori, società e hooligans, alla luce di quanto sta emergendo dagli atti di inchieste in corso da mesi. Biglietti, canali privilegiati, dunque. Chi assicura a questo o a quel gruppo la leadership sugli spalti? Chi garantisce la massiccia presenza di questa o quella sigla in occasione delle trasferte di cartello? Le cose stanno in questo modo: quando si apre la vendita dei ticket, i gruppi fanno la voce grossa, si presentano agli sportelli e acquistano centinaia di tagliandi. In che modo? Al botteghino arriva un rappresentante con decine di documenti (i biglietti sono nominali), anche se spesso non c’è corrispondenza tra le generalità indicate e le persone che realmente si presentano ad affollare le curve. Scenario di difficile gestione, mentre la Procura punta ad accertare se ci sono canali privilegiati assicurati ai gruppi, magari dietro pressioni (o visite) in quel di Castelvolturno.
Poi c’è la questione dei Daspo. Napoli ha una sorta di record: tra i 150 e i 200 sono i tifosi alle prese con il divieto di frequentare manifestazioni sportive e, anche in questo caso, i controlli sono tutt’altro che rigorosi. Inchiesta condotta dal pool reati da stadio del procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, al lavoro i pm Antonello Ardituro, Danilo De Simone, Vincenzo Ranieri, Stefano Capuano, tanti punti da mettere a fuoco. Si rileggono vecchi verbali, si studiano le carte. Nei prossimi giorni sarà ascoltato di nuovo il pentito Salvatore Russomagno, quello che per primo ha chiarito l’esistenza di una strategia dietro scippi e rapine consumate a danno di calciatori o dei loro parenti. «Sono i Mastiffs ad agire – ha spiegato il pentito – sono loro che puniscono chi non si piega a una certa logica: è così che scippi e assalti colpiscono chi, ad esempio, non gioca bene, chi si rifiuta di presenziare alle manifestazioni organizzate dai gruppi del tifo azzurro». Chiaro lo schema investigativo: che risale a quanto avvenne nel dicembre del 2007 durante la partita Napoli-Frosinone, quando alcuni petardi provocarono la sospensione della partita, con tanto di penalizzazioni per il Napoli (all’epoca impegnato nel campionato di B). Inchiesta del pm Ardituro, ipotesi estorsione, dunque. Sette anni dopo, si ritorna sullo stesso punto: che potere hanno alcuni gruppi nell’imporre le proprie logiche al club napoletano? E che tipo di disponibilità trovano nella sponda di Castelvolturo? Sette giorni dopo la presunta trattativa dell’Olimpico, anche a Napoli si indaga su accordi e possibili compromessi, a proposito di presunte pressioni da parte del tifo organizzato, con un solo obiettivo: strappare privilegi, riscuotere consenso nella gestione dei biglietti quando i riflettori internazionali sono proiettati sul Napoli calcio e sulla galassia della sua tifoseria più o meno agguerrita, più o meno organizzata.

Il Mattino

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