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De Magistris proclama lutto cittadino: “Lacune evidenti a Roma quel giorno”

Il primo tweet è andato in rete poco dopo le 8.30. Circa un’ora prima era arrivata la notizia del decesso di Ciro Esposito e il sindaco Luigi de Magistris ha immediatamente comunicato la decisione, peraltro presa la sera prima con una riunione di giunta: «Lutto cittadino. Per Ciro, per i familiari, per il nostro popolo. Per dire no al binomio calcio violenza». Più tardi il sindaco ha tenuto un incontro a Palazzo San Giacomo, dove le bandiere sono già a mezz’asta da ieri. De Magistris ha spiegato che il giorno di lutto è proclamato per la giornata dei funerali, probabilmente domani. Ha poi esternato uno stato d’animo «profondamente colpito, anche sul piano personale, mi torna in mente il ricordo dell’incontro con Ciro». Partendo da qui, de Magistris ha poi lanciato «un abbraccio particolare alla mamma Antonella e alla fidanzata Simona, simbolo delle donne di Napoli, che hanno affrontato con grande dignità giornate difficili e complicate», poi ha ribadito «un no forte alla violenza, stop alla equazione calcio-violenza». Fin qui il sentimento e la costernazione. Poi però c’è anche il de Magistris sdegnato, che non vuole che la vicenda finisca nel dimenticatoio: «La giunta e la città di Napoli chiedono ai magistrati romani di ricostruire nel dettagli quella giornata e al governo di accertare le responsabilità, qualora esistenti, in merito all’ordine pubblico che fu predisposto. Vogliamo giustizia, se c’è qualcuno che ha sbagliato, come pare del tutto evidente, paghi. È il modo migliore per ricordare Ciro e risarcire moralmente la città di Napoli, che si sente ferita e che qualcuno ha voluto far passare sul banco degli imputati». Ritorna così la recriminazione di quei giorni, i primi di maggio, quando Napoli avvertì come una offesa che si parlasse più di Genny ‘a carogna che dei colpi di pistola contro Ciro. «Ho trovato vergognoso – ricorda il sindaco – come nei giorni successivi si sia cercato, con operazioni mediatiche, di mettere Napoli sul banco degli imputati». Il tutto fa sì che oggi il Comune prospetta di costituirsi parte civile nel processo agli assassini di Ciro. «Napoli – dice ancora de Magistris – si è sempre schierata, da quando sono sindaco, dalla parte dei cittadini in tutti i processi in cui un cittadino e Napoli sono stati danneggiati». Inoltre «le lacune di quei giorni mi paiono evidenti, ricordo che si tentava di dire che andava tutto bene mentre c’era un ragazzo sparato a terra, ma non sappiamo ancora dal governo se considera adeguata la gestione dell’ordine pubblico quel giorno. Un silenzio che dopo 53 giorni sta diventato assordante». Ad ogni modo «la città è arrabbiata, ma ha anche una grande dignità e fierezza. Credo che possa reagire con grande senso di responsabilità, che sia matura per dare un segnale forte di civiltà e dimostrare con i fatti il no alla violenza». Cordoglio e dolore anche in altri palazzi istituzionali. «Non si può morire per una partita di calcio – dice sconsolato il presidente della Regione Stefano Caldoro – Ai familiari di Ciro, ai suoi affetti più cari, la vicinanza della intera giunta regionale e della comunità campana». Chiede «pene severe» il presidente della Provincia Antonio Pentangelo, per il quale «la morte di Ciro è un dolore che tutti i napoletani devono condividere con i suoi genitori e la sua famiglia». Parla di «morte ingiusta e crudele, vera tragedia del calcio italiano», anche l’ex sindaco e ex ministro dell’Interno Rosa Russo Iervolino. Che aggiunge: «Partecipo con tutto il cuore al dolore della famiglia e al lutto cittadino e invio maternamente una carezza al ragazzo defunto».L’avvocato Angelo Pisani, presidente della municipalità e avvocato della famiglia Esposito, propone di chiedere al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di conferire a Ciro la medaglia al valore civile «perché – spiega — non bisogna dimenticare che è stato ferito mortalmente a colpi di pistola per aver cercato di difendere donne e bambini da un attacco con bombe carta ad un pullman di supporter partenopei alla vigilia della finale di Coppa Italia fra Napoli e Fiorentina. Abbiamo coinvolto anche le altre municipalità per raccogliere le firme e far giungere una proposta unanime al Quirinale». Per tributare l’ultimo saluto a Ciro ci saranno anche i ragazzi delle associazioni che si impegnano sul territorio di Scampia. Come “Progetto per la vita”, la onlus promossa da Francesco Verde, il fratello di Mina, vittima innocente della faida del 2004/2005. «Certo che andrò ai funerali di Ciro – spiega Verde – sono profondamente addolorato per quello che è accaduto. Poteva capitare a ognuno di noi e ci sono altri due feriti di quella sparatoria che non dobbiamo dimenticare. Anche se mi piace molto lo sport, non seguo il calcio – aggiunge Francesco Verde- perché non mi piace tutta la violenza che gira intorno a quel mondo. Il senso dello sport è applaudire tutti, avversari compresi. Non è possibile che una persona esca di casa con una pistola per sparare contro i tifosi di un’altra squadra».

La Repubblica

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