La linea dura di Benitez, la strategia De Laurentiis
Le ansie dei tifosi sono espresse dalla solita domanda. Allora, chi compriamo? Ne ripete sottovoce una anche il presidente allo staff e a se stesso: siamo riusciti a vendere qualcuno? In questo perfetto contrasto di aspettative c’è il caos calmo del Napoli sul mercato, con tanti titoli su nomi e trattative che esplodono e puntualmente sfumano. Il frenetico immobilismo ha un effetto positivo: non spegne le speranze dell’ambiente, anche il presidente si prende cura di ravvivarle con i suoi quotidiani e accorati comizi.
L’altra sera nella piazza di Dimaro, De Laurentiis ha ripetuto le due cose che tutti volevano sentir dire, le stesse del teatro di Folgarida in diretta tv: 1) voglio lo scudetto e ci provo quest’anno; 2) la squadra è più forte delle altre perché ha un Benitez in più, questi giocatori e altri che verranno. Come sempre gli dà una mano Benitez: si limita a complicate metafore per spiegare che non arriveranno Mascherano (paragonato a Claudia Schiffer, quale sogno inconfessabile) e qualche altro giocatore richiesto da tempo. Gli sta bene tutto. Avverte però che il Napoli lotterà con altre squadre, Inter compresa, per le prime posizioni. Non si impegna sullo scudetto, quindi. Esercizi acrobatici di buona comunicazione finora: niente di più. Ma perché il Napoli è fermo, perché rinvia i colpi, perché promette e non compra ancora? Il Napoli si è dato una regola di fondo: mai sforare il bilancio dopo i sei chiusi in attivo. È il metodo che non garantisce scudetti né eccita i tifosi, ma dà lunga e serena vita a qualsiasi club. La società che non vuole sconfinare nel rosso vive tuttavia un’estate diversa, a tratti difficile. Dopo due robusti incassi (Cavani poco più di 60 milioni, Lavezzi poco meno di 30) il Napoli corre stavolta controvento. Mancano gli introiti, rischia di pagare molti ingaggi a vuoto avendo giocatori da smaltire, per rafforzare la squadra può solo chiedere finanziamenti e investire. De Laurentiis non dice quello che pensa, lancia solo frecciate a vecchi compagni di cordata. Frequenti e aspri i riferimenti: a Vargas e a Verratti, uno trascurato e l’altro respinto dopo l’acquisto. Prima di Benitez, vi è stato qualche errore nelle selezioni, giocatori presi e subito bocciati, impiegati poco e male, bocciati a scatola chiusa come Vargas. Una gestione lunatica che ha valorizzato molti giocatori ma prodotto anche danni che solo ora emergono. Basta scorrere la lista del ritiro: il Napoli ha dovuto convocare perfino il dimenticato Dumitru, una promessa rimasta tale, acquistato dall’Empoli per 3,5 milioni in comproprietà. Non si ricordano sue imprese. Tra gli ospiti in albergo anche Donadel, restituito dal Verona, contratto quadriennale da un milione netto l’anno firmato prima delle visite mediche. A Vargas sarà concessa una prova d’appello nel Napoli, con pubblica raccomandazione del presidente a Benitez. Con Behrami è aperta una complicata vertenza sulla conferma, è il solo che abbia un buon mercato. Sono in cerca di scrittura giocatori che assorbono poco meno di venti milioni lordi di ingaggio: Britos, Gargano, Pandev, Radosevic, Dzemaili e Maggio che sembrava vicino al Verona. Fallito l’affare, sfumato quindi l’olandese Janmaat, finito poi al Newcastle. Per la serie: se non si vende non si compra. Il nodo è tutto qui. Finirà per essere sciolto. Ma come? Ci proverà per primo Bigon, che dovrà con tutta la sua abilità vendere. Il Napoli tenterà altrimenti di sistemare gratis i doppioni, per risparmiare almeno parte dell’ingaggio. Non si può chiedere tutto a tv, sponsor e al dinamico marketing. Per mantenere gli impegni e il fatturato De Laurentiis ha una terza e ultima via: cercare giocatori con la formula che va di moda. Il prestito con obbligo di riscatto. Come le auto: oggi arriva, la guido subito, tra un anno comincio a pagarla. Se passa molto tempo però si restringe la scelta tra i giocatori importanti, che non siano già iscritti nelle liste Uefa. Utilizzabili quindi per la Champions.
La Repubblica